Nuova Pescara nel 2027: monta la protesta

Pescara. Dopo la reazione immediata dell’associazione Nuova Pescara, continua a montare la protesta contro l’ipotesi di un rinvio al 2027 della fusione tra i comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore.

Il consigliere comunale di Pescara Carlo Costantini, “padre fondatore” del progetto, si scaglia contro il centrodestra che medita il rinvio per ragioni politiche: Se il centro destra nel 2024 perderà il Presidente della Provincia di Pescara appena eletto (attualmente il Sindaco di Montesilvano, che a seguito della fusione non potrà ragionevolmente essere rieletto Sindaco e perderà, di conseguenza, anche la carica di Presidente della Provincia di Pescara) la responsabilità sarà esclusivamente di chi ha ritenuto di potergli affidare questa carica. E se chi lo ha fatto ha pensato di potere risolvere il problema cambiando la legge regionale, si è sbagliato di grosso!”.

“Solo una classe politica incivile e primitiva può spingersi al punto di immaginare che, per tenere in carica l’attuale Presidente della Provincia di Pescara, sarebbe bastato cambiare la legge regionale –  conclude Costantini – e io, fino a prova contraria e nonostante tutto quello che pure ci divide, continuo a credere che gli eletti del centrodestra in Regione non siano né incivili, né primitivi”.

“Il mondo produttivo è sconcertato di fronte all’ennesima prova di scarsa lungimiranza messa in campo da gran parte della politica abruzzese sul tema della Nuova
Pescara”, aggiunge Florio Corneli, presidente di Federmanager Abruzzo e Molise, esprimendo “un no categorico al rinvio della fusione di Pescara, Montesilvano e Spoltore al 2027, quindi quattro anni dopo il termine massimo stabilito dalla Legge regionale”.

Federmanager ritiene “urgente un confronto con il presidente della Giunta regionale Marco Marsilio, che in campagna elettorale si era detto favorevole alla fusione, e con tutte le forze politiche abruzzesi, anche i senatori e i deputati”. “Per la Brexit, gli inglesi hanno impiegato un anno, per unire tre città ce ne vogliono 13? Non scherziamo – attacca -. È chiaro che si tratta di un rinvio teso a far saltare la fusione sancita dal referendum del 2014. Nel momento in cui bisognerebbe essere compatti e protesi verso il futuro, assistiamo a una battaglia di retroguardia. Per i cittadini il danno sarà enorme. Per il beneficio di pochi, si toglie la possibilità di sviluppo a un territorio intero”. Il manager spiega che “a distanza di 8 anni dal referendum per la fusione, ci saremmo aspettati una progettualità seria invece di uno stancheggio atto a salvare i privilegi di alcuni politici”.

Impostazioni privacy