Covid: “A Pescara picco di Omicron 1 e 2”

Pescara. “A Pescara stiamo osservando che si sta registrando in modo importante un picco epidemiologico significativo, con la trasmissione delle varianti Omicron 1 e 2, che sono poco patogene sui soggetti che hanno fatto il vaccino, danno pochi sintomi ed evitano l’ospedalizzazione. A oggi Omicron 2 è presente ed ha un indice di trasmissibilità del 30 per cento in più rispetto a Omicron 1, e dobbiamo continuare a combattere avendo in Italia 5milioni di persone non vaccinate o fragili che, seppur vaccinati, rischiano la morte”.

Lo ha riferito, quest’oggi nel corso della commissione Ambiente del Comune, il professor Paolo Fazii, responsabile del Dipartimento di Microbiologia dell’Ospedale civile di Pescara. Lo stesso Fazii, intervenuto in collegamento web, è costretto in day hospital al ‘Santo Spirito’ essendo positivo al Covid.

“Paradossalmente – ha detto il professor Fazii – mi sono contagiato a casa con una delle mie figlie, e non a lavoro, probabilmente ho contratto Omicron 2 che è eccezionalmente trasmissibile tramite l’aerosol naturale di un ambiente domestico, perché è chiaro che il distanziamento sociale funziona per gli spazi aperti, ma non quelli chiusi”.

Su Pescara – ha proseguito – abbiamo un numero elevato di contagi, questo perché il virus circola con il freddo e dal 25-26 febbraio sino a due giorni fa abbiamo avuto il periodo più freddo dell’anno che ha creato la condizione ideale per la circolazione del virus. Il vero problema è che da giorni si parla meno di Covid, tema soppiantato dalla guerra in Ucraina, e la gente se non ha il fiato sul collo è meno spaventata. Ma va ricordato che non siamo ancora arrivati al virus endemico, almeno per un altro anno e mezzo dovremo combattere contro il Covid e siamo ancora lontani dall’aver vinto la guerra. Tra un anno e mezzo sarà un virus più trasmissibile, ma apatogeno, e a quel punto saremo più tranquilli, in attesa del nuovo salto di specie che purtroppo accadrà. Per ora va detto che anche chi ha già contratto Omicron 1 e 2 o Delta potrà reinfettarsi, dopo un periodo di copertura immunologica di 9-12 mesi, perché il corpo che ha contratto il virus comunque non riesce a trattenere un numero di anticorpi sufficiente. Io stesso ho fatto la terza dose a ottobre scorso, in quanto soggetto a rischio per il diabete, ma evidentemente dopo appena cinque mesi avevo ridotto il numero di anticorpi”.

Per ora registriamo a Pescara un numero maggiore di ricoveri in reparto, ma una netta riduzione di presenze in rianimazione-terapia intensiva. Sicuramente – ha aggiunto Fazii – tra ottobre-novembre-dicembre 2022 ci sarà di nuovo una circolazione importante del virus, molti di noi si reinfetteranno, ma non si ammaleranno, e avremo meno malati e meno morti. Per ridurre l’impatto del virus nel prossimo inverno molto dipenderà da come ci comporteremo in estate, dunque non dobbiamo abbassare la guardia, fermo restando che comunque sarà necessaria anche la quarta dose del vaccino tra ottobre e novembre e probabilmente una quinta dose, o comunque un vaccino annuale”.

Poi i nuovi farmaci e vaccini: “Attualmente è in circolazione un nuovo farmaco antivirale, che sto usando io – ha detto il professor Fazii -, commercializzato dal 3 gennaio scorso, che interagisce tra nuclosidi durante la replicazione del virus: se preso entro 5 giorni dall’infezione si riduce sensibilmente come malattia grave, se lo si prende dal primo giorno di positività addirittura nel 90-95 per cento dei casi blocca completamente l’infezione. La terapia va fatta per cinque giorni continuativi assumendo 4 capsule ogni 12 ore, che significa almeno 40 capsule, un piano terapeutico che va valutato però dagli infettivologi, che si utilizza con i soggetti a rischio, che dunque presentano comorbilità importanti, come diabete e grande obesità, e in regime di day hospital trattandosi comunque di un trattamento sperimentale. Attualmente sono validi tutti i vaccini in circolazione, riescono tutti a coprire bene dall’infezione, anche se il Novavax si è rivelato un mezzo flop con pochissime dosi somministrate, e non riuscendo a convincere coloro che sino a oggi avevano rifiutato gli altri vaccini per paura”.

“Oggi resta da affrontare il nodo dei profughi provenienti dall’Ucraina dove solo il 30 per cento della popolazione era vaccinato in quanto convinti no-vax. Ovviamente non possiamo costringerli in tal senso, ma sarà sicuramente utile portare avanti una campagna di informazione e di sensibilizzazione per far loro comprendere i rischi cui si espongono rifiutando il vaccino”, ha concluso Fazii.

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