Brutte notizie per chi perde il lavoro: in certi casi la Naspi salta e l’Inps non eroga nemmeno un euro. Vediamo come è stata modificata l’indennità di disoccupazione.
Il Governo di Giorgia Meloni, nell’ottica di procedere con riforme strutturali che incidano in misura importante sull’economia del Paese, ha messo le mani anche sulla Naspi, l’indennità di disoccupazione che spetta ai lavoratori dipendenti i quali perdono il lavoro non per propria volontà.

La Naspi è un sussidio su cui si è molto discusso nel corso degli anni e, purtroppo, come spesso accade, è stata un terreno fertile per tanti furbetti che hanno abilmente costruito inganni ai danni di tutti: delle aziende per cui lavoravano e per le casse dello Stato le quali, anno dopo anno, Naspi dopo Naspi, si sono trovate pesantemente impoverite.
Tuttavia, a fronte di qualche furbetto, ci sono anche milioni di persone che, dopo aver perso il lavoro di punto in bianco, sono riuscite a tirare avanti proprio grazie a questo aiuto. Ora le regole sono cambiate e ottenere l’indennità di disoccupazione sarà più complesso. In particolare in un caso alcuni non riceveranno nemmeno un euro pur avendo i requisiti in regola.
Naspi: come funziona e a chi spetta
La Naspi, come anticipato nel paragrafo precedente, è un’indennità che spetta ai lavoratori dipendenti che hanno perso il lavoro ma non per loro scelta. Il Governo di Giorgia Meloni, nell’ottica di eliminare fenomeni di truffa e di fare in modo che i soldi vadano solo a chi davvero ne ha bisogno, ha modificato questo aiuto.

La Naspi può essere erogata al massimo due anni e la sua durata è pari alla metà delle settimane di contribuzione che sono state versate nei quattro anni precedenti alla data di cessazione del rapporto di lavoro. Per dirla in parole semplici: se una persona ha lavorato per 104 settimane, riceverà la Naspi per 52. Se ha lavorato per 52 settimane, la riceverà per 26.
Da quest’anno, però, è stata introdotta una modifica fondamentale. Infatti il Governo ha stabilito che, per poter fruire della Naspi, non devono esserci state dimissioni negli ultimi 12 mesi. O, se ci sono state, il soggetto deve comunque aver poi lavorato per almeno 13 settimane al fine di beneficiare del sussidio. Diversamente niente Naspi. Ma c’è anche un altro caso in cui, purtroppo, l’indennità di disoccupazione salta ed è un caso molto più pericoloso che va a colpire i lavoratori più fragili.
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Guadagni troppo poco? Allora niente Naspi
Da quest’anno sono cambiate le regole per poter fruire del sussidio di disoccupazione, cioè della Naspi. Oltre a chi si è dimesso negli ultimi 12 mesi, anche chi guadagnava troppo poco rischia di non ricevere nemmeno un centesimo. Sembra incredibile eppure è proprio così.

Per avere diritto alla Naspi, come spiegato sopra, occorre aver lavorato per almeno 13 settimane ma deve trattarsi di 13 settimane “utili”. Ai fini contributivi, per l’Inps una settimana è utile se è stata pagata almeno 227,18 euro – soglia fissata per il 2025 ma che cambia ogni anno – e non un centesimo meno.
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Pertanto un lavoratore part-time che guadagnava, poniamo il caso 200 euro a settimana, se viene lasciato a casa dopo 13 settimane non avrà diritto alla Naspi in quanto quelle 13 settimane non saranno considerate utili perché retribuite troppo poco. Praticamente chi guadagna poco viene penalizzato due volte: mentre lavora e anche in caso perda il lavoro.