Aumenta il rischio valanghe sull’arco alpino e cresce il numero di incidenti in questi giorni, Meteomont lancia l’allarme agli sciatori
Sono giorni particolari quelli che si stanno vivendo sulle Alpi. Nell’arco di una settimana slavine e valanghe stanno causando incidenti che hanno coinvolto alcuni escursionisti che si erano avventurati in territori instabili. Questi hanno riguardato in particolar modo i territori della Val di Susa, Belluno, del Trentino e della Valle d’Aosta.

Nel capoluogo veneto proprio due giorni fa è stato trovato l’ultimo dei tre sciatori dispersi dopo la valanga che si è staccata dalla Forcella Giau, nel cuore delle Dolomiti Bellunesi. Una di queste si trova ricoverata e in condizioni gravissime, mentre l’ultimo è in condizioni serie, come comunicato dal governatore del Veneto, Luca Zaia.
In Val di Susa sono stati addirittura due episodi diversi a coinvolgere quattro sciatori. Uno a Salbertrand, travolto da una slavina, ma che fortunatamente è in condizioni stabili. Le altre tre, invece, a Pragelato. Anche loro sono rimaste illese, nonostante siano stati ritrovati semisepolti nel momento dell’arrivo dei soccorsi.
In Val d’Aosta, invece, una valanga si è staccata nel primo pomeriggio nella zona del Passo dei Salati a Gressoney. Il distacco ha coinvolto solo uno dei free rider, che è stato trascinato su un salto di rocce. Altri due alpinisti, infine, sono stati travolti in Trentino, sul Monte Fravort, nei pressi di Frassilongo da una slavina. Hanno traumi alle gambe ma sono vivi.
Le indicazioni di Meteomont
Indizi che non è possibile sottovalutare e che hanno spinto anche il servizio Meteomont a sottolineare e ad alzare il livello del rischio valanghe nell’arco alpino. In tal senso, è salito a 4 al di sopra dei 110 metri di quota sulle Alpi Giulie, mentre resta a 3, al di sopra dei 1500-2000 metri sui restanti settori montani.

Scende a 2, invece, al di sotto di queste quote. Stando a quanto riferisce Meteomont il crescente numero di valanghe e slavine sarebbe dovuto alle recenti abbondanti nevicate che, in quote maggiori, hanno causato la formazione di zone di accumulo di neve fresca.
Questa inevitabilmente fatica a unirsi e diventa di conseguenza instabile. Caratterizzate da cime decisamente più elevate, le Alpi sono molto più soggette rispetto alla catena montuosa dell’Appennino. Sul dorso italiano, infatti, il rischio va da 1 per la presenza di neve bagnata, a 3, quando si supera quota 1600 metri.
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L’invito è quindi quello di non avventurarsi in questo periodo in escursioni fuori pista che non possono essere controllate o gestite dagli esperti. Il numero di incidenti dal 13 marzo ha raggiunto quota 10, la speranza delle autorità è che questo numero si stabilizzi puntando anche sul buon senso degli escursionisti.