Pensioni, si mette male: addio alle due misure più amate, il Governo le cancella

Le risorse dell’Inps scarseggiano e la soluzione più scontata è quella di dare una bella sforbiciata alle misure di pensione anticipata. Addio a due delle opzioni più amate.

Nel nostro Paese le misure di pensione anticipata per “aggirare” la Legge Fornero, di fatto, non mancano. Anzi forse ce ne sono persino troppe e, talvolta, si sovrappongono andando a rivolgersi alle medesime categorie di lavoratori e con requisiti solo leggermente diversi.

il premier giorgia meloni
Pensioni, si mette male: addio alle due misure più amate, il Governo le cancella -(foto Ansa)- Abruzzo.cityrumors.it

Le casse dell’Inps si trovano sempre più in difficoltà in questo labirinto di uscite dal lavoro prima dei canonici 67 anni. Considerando che l’aspettativa di vita media continua ad aumentare, le nascite continuano a crollare e i giovani proseguono nella fuga verso l’estero, l’Istituto di Previdenza Sociale rischia di crollare prima del previsto.

Come fare? Il Governo di Giorgia Meloni è già al lavoro per la prossima Legge di Bilancio e questa volta dovrà attuarsi una riforma strutturale delle pensioni che vada oltre la Fornero ma senza compromettere la stabilità dell’intero sistema. A quanto pare si è deciso per una bella sforbiciata: le due opzioni più amate, con ogni probabilità, ci saluteranno alla fine del 2025.

Pensioni: cosa cambierà nel 2026

Il Governo lavora da mesi per trovare una quadra che accontenti tutti. Da un lato bisogna andare oltre la Legge Fornero e agevolare le uscite anticipate anche per contrastare la forte disoccupazione giovanile. Dall’altro lato bisogna fare i conti con le casse dell’Inps. L’idea è quella di una maggiore flessibilità ma alcune misure dovranno sparire.

il premier giorgia meloni in parlamento seduta accanto a due ministri
Pensioni: cosa cambierà nel 2026 -(foto Ansa)- Abruzzo.cityrumors.it

L’idea dell’Esecutivo è quella di una riforma che preveda la possibilità di uscire dal lavoro in una finestra temporale che andrà dai 64 fino ai 72 anni con l’introduzione della possibilità di utilizzare anche il proprio TFR per accedere alla pensione anticipata. In quest’ottica, alcune misure, oltre che troppo dispendiose per lo Stato, diventerebbero anche ridondanti.

Come ha puntualizzato il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, dal 2026, con ogni probabilità, sparirà Quota 103 che prevede la possibilità di andare in pensione a 62 anni con 41 anni di contribuzione. Potrebbe venire sostituita dalla pensione a 64 anni con 25 di contributi per chi raggiungerà un assegno pari o superiore a 3,2 volte l’importo dell’assegno sociale.

Considerando che quest’anno l’assegno sociale corrisponde a 538,69 euro e il prossimo anno aumenterà ancora per effetto della rivalutazione, per andare in pensione a 64 anni bisognerà maturare un importo di circa 1700 euro al mese. Ma si potrà sempre contare sul proprio Tfr del resto per raggiungerlo. Quota 103 non è l’unica misura a rischio: un’altra potrebbe essere abolita con la prossima manovra.

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Pensioni: verso l’addio a Opzione Donna

Come anticipato, molto probabilmente con la manovra di Bilancio 2026, il Governo Meloni cancellerà Quota 103 ma anche Opzione Donna è a rischio: dopo oltre vent’anni potremmo dover dire addio per sempre ad una delle misure più amate dalla lavoratrici.

donna preoccupata seduta davanti al computer
Pensioni: verso l’addio a Opzione Donna/Abruzzo.cityrumors.it

Opzione Donna nacque nel lontano 2004 ma non è mai entrata nella rosa delle misure strutturali e con la prossima manovra potrebbe sparire. Questa misura si rivolge, come dice il nome stesso, solo alla platea femminile e consente di lasciare il lavoro a 61 anni – 60 per le lavoratrici con un figlio, 59 per le madri di due o più figli – con 35 anni di contribuzione.

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Dal 2023 non è più fruibile da tutte le donne ma solo da: caregivers, lavoratrici con invalidità pari o superiore al 74%, disoccupate, dipendenti di aziende in crisi. Anche in virtù di queste limitazioni, nel 2025 le domande per Opzione Donna sono crollate: nel primo trimestre di quest’anno le pensioni liquidate con questa misura sono state appena 592 contro le oltre 3.500 del 2024. Dunque il Governo starebbe valutando di cancellarla definitivamente.

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