Ci sono buone notizie per alcuni lavoratori dopo la notizia di Quota 41 per le pensioni nel 2026. Ma ci sono alcune eccezioni da valutare: ecco le novità.
Appena dopo l’estate, il governo dovrà mettersi subito al lavoro per iniziare a ragionare su che cosa introdurre nella legge di Bilancio 2026, visto che i lavori sono sempre molto dibattuti e accesi. Uno dei temi più caldi e sentiti è quello sulle pensioni, le quali avranno un capitolo molto importante dato che l’esecutivo avrà il compito di sciogliere alcune riserve su che cosa vuole fare in merito all’aumento dell’età pensionabile nel 2027.

Come già anticipato, l’anno prossimo non dovrebbero essere confermate Quota 103 e Opzione Donna. Al loro posto, come vorrebbe la Lega, potrebbe esserci una estensione di Quota 41. In pratica, un numero più cospicuo di lavoratrici e lavoratori potrebbe beneficiare di questa misura. È bene però sottolineare che sarà complicato, se non impossibile, permettere a tutti i lavoratori con 41 anni di contributi versati di andare in pensione. Una misura che sarebbe insostenibile per le casse dello Stato. Per questo motivo si è ipotizzata una alternativa più flessibile.
Pensioni 2026, estensione di Quota 41: l’alternativa più flessibile
Attualmente, la misura Quota 41 è riservata solo ad alcuni cittadini: invalidi almeno al 74%, disoccupati di lungo periodo, addetti a mansioni usuranti o gravose e caregiver. A queste categorie, infatti, viene data l’occasione di uscire dal mondo del lavoro qualche tempo prima del previsto rispetto ai canonici requisiti per la pensione anticipata.
La normativa stabilisce che sono sufficienti 41 anni di contributi versati, a patto che un contributo settimanale risulti erogato entro il 31 dicembre 1995, ovvero prima dall’entrata in vigore di quello che è l’attuale sistema contributivo. L’obiettivo, come già accennato, è quello di estendere a tutti Quota 41, che però è un qualcosa che si va a scontrare con la possibilità di garantire sostenibilità all’intero sistema previdenziale.

Proprio per questo, il Carroccio ha depositato nella passata legislatura un ricalcolo contributivo dell’assegno per tutti coloro che avrebbero voluto fare ricorso a tale misura. Tuttavia, come si è già visto in precedenza con Quota 103, il ricalcolo contributivo rappresenta un disincentivo troppo forte, che riduce di tanto la platea dei potenziali beneficiari.
Per questo motivo, l’alternativa è rappresentata da Quota 41 flessibile, dove il diritto di ottenere l’assegno pensionistico anticipato verrebbe esteso anche ai contributivi puri per chi rientra nelle categorie già autorizzate ad avere l’accesso alla pensione con 41 anni di contributi. In pratica, il diritto ad accedere a Quota 41 di acquisirà al di là dell’età anagrafica. Altrimenti bisognerà attendere i 62 anni, come previsto oggi da Quota 103.
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Pensioni 2026, cosa cambia con Quota 41 flessibile rispetto a Quota 103
Vista questa premessa, è normale chiedersi che cosa cambia tra la nuova Quota 41 flessibile e l’attuale Quota 103 per tutti coloro che non appartengono ai profili che necessitano di una tutela maggiore. In tal senso, bisogna guardare alla penalizzazione in uscita, dato che scompare il ricalcolo contributivo dell’assegno, visto che è stata una delle cause principali del fallimento della misura.

Al posto del ricalcolo, quindi, ci sarebbe una penalizzazione in uscita per ogni anno di anticipo. Secondo le prime indiscrezioni, dovrebbe esserci una riduzione del 2%. Tuttavia, bisogna aggiungere anche che allo stesso tempo ci sarebbe una condizione per evitare il taglio dell’assegno, cosa che rappresenterebbe una bella novità per il sistema pensionistico attuale.
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Stando alle prime anticipazioni, il taglio del 2% di Quota 41 flessibile non ci sarebbe per coloro che hanno un Isee inferiore a 35.000 euro. Quindi per la prima volta si andrebbe a osservare l’Isee del lavoratore. È bene però sottolineare che per il momento si tratta solo di ipotesi e bisognerà attendere qualche mese per saperne di più.