I liberi professionisti con Partita IVA non possono assolutamente mancare all’appuntamento più importante dell’anno: segnatevi questa data o potrebbero essere guai seri con il Fisco.
Grandi manovre sul fronte delle Partite IVA: per i liberi professionisti e le imprese in arrivo grandi novità e, soprattutto, una data da segnare sul calendario perché si tratterà della scadenza più importante di quest’anno e chi non la rispetterà potrebbe trovarsi in guai davvero grossi.

Il Governo di Giorgia Meloni, oltre alla riconferma del taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti con i redditi più bassi e oltre alla riconferma dell’abbassamento delle aliquote Irpef – passata da quattro a tre già dall’anno scorso – quest’anno ha introdotto novità di rilievo che interesseranno liberi professionisti e imprese.
Sarà un anno complesso quello che è iniziato da poco e ce ne siamo tutti già accorti: inflazione in risalita, aumento delle bollette e costo della vita sempre più alto. Le novità introdotte dal Governo Meloni per le Partite Iva porteranno un raggio di sole in questo panorama grigio?
Partite IVA: ecco la data da non dimenticare
A passare guai con il Fisco ci vuole davvero un attimo. Basta dimenticare, senza dolo, una scadenza e il danno è fatto e poi arrivano le sanzioni. Chiunque abbia una Partita IVA farebbe bene a segnarsi questa data sul calendario: si tratta di una scadenza importantissima.
Siamo solo a marzo ma imprese e liberi professionisti devono già guardare avanti e segnarsi la data più importante dell’anno: il 30 settembre. Come ha recentemente comunicato il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, la data per poter aderire al concordato preventivo è slittata dal 31 luglio al 30 settembre a fronte delle crescenti richieste da parte dei commercialisti.

Ma in cosa consiste, di preciso, il concordato preventivo biennale? In pratica, chi aderirà, saprà in anticipo quante tasse dovrà pagare per i due anni successivi e per due anni non avrà controlli da parte del Fisco. Per chi aderirà le tasse da pagare si baseranno non sul reddito reale ma sul reddito presunto: in base al settore lavorativo di appartenenza, il Fisco stimerà a quanto dovrebbe ammontare il nostro reddito annuo e ci dirà quante tasse dovremo pagare per i prossimi due anni.
Non è questa l’unica novità: il nuovo decreto del Governo ha introdotto un incremento dell’imposta sostitutiva per coloro che aderiranno al concordato ma registreranno una differenza superiore a 85.000 euro tra il reddito concordato e quello effettivo dell’anno precedente
Va da sé che questo accordo è una scommessa: una persona o un’impresa potrebbero trovarsi a fatturare di più delle stime e, dunque, pagheranno meno tasse ma potrebbero anche fatturare meno e, dunque, si troveranno a dover pagare più tasse di quelle che avrebbero pagato se non avessero aderito al concordato preventivo.
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Partite Iva: come cambia il concordato preventivo
Come abbiamo visto le Partite Iva devono tenere bene a mente la data del 30 settembre: sarà l’ultima chiamata per poter aderire al Concordato preventivo. La data, in un primo tempo, era stata fissata al 31 luglio ma su richiesta dei commercialisti è slittata di due mesi per dare più tempo a imprese e liberi professionisti di ragionarci su e decidere con maggiore consapevolezza.

A differenza del 2024, quest’anno il Concordato preventivo si rivolgerà solo alle Partite Iva che fanno ricorso agli Indici Sintetici di Affidabilità (ISA): dalla proposta vengono, pertanto, tagliate fuori le Partite Iva a regime forfettario, cioè le partite Iva più piccole, quelle esenti da IVA e che non superano gli 85.000 euro lordi all’anno.
Queste ultime da quest’anno, in compenso, godranno di un bel vantaggio: i rimborsi relativi a spese anticipate per i clienti, potranno essere dedotti. In pratica se un libero professionista riceve dal cliente X un rimborso per una spesa anticipata, tale rimborso non andrà più a fare cumulo con il reddito imponibile.
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Tradotto in parole semplici: meno reddito imponibile vuol dire meno tasse da pagare. Infine da quest’anno – essendo ormai obbligatoria la fatturazione elettronica anche per i forfettari – le aziende non avranno più l’obbligo di inviare la CU, la Certificazione Unica ai loro collaboratori che, appunto, lavorano con una Partita IVA forfettaria.