Familiare assunto come badante: ecco quando è possibile secondo l’INPS

In molti si chiedono se all’interno del nucleo familiare è possibile assumere un lavoratore domestico regolare: cosa prevede la normativa in merito.

Non è raro doversi occupare di un familiare che ha necessità di assistenza perché disabile o non autosufficiente. In molti si chiedono se, in questi casi, un parente può essere assunto come lavoratore domestico regolare.

Assistenza familiare in carrozzina
Familiare assunto come badante: ecco quando è possibile secondo l’INPS (Abruzzo.cityrumors.it)

Secondo la legge vigente, le attività di assistenza nei confronti di un familiare sarebbero da considerarsi come atti gratuiti, mossi da legami affettivi, ma in specifici casi, non è escluso che il membro del nucleo familiare possa essere riconosciuto legalmente dall’Inps come un lavoratore domestico con un contratto regolare. Vediamo quando questo accade e cosa prevede la normativa in merito.

Assistenza familiare, un parente può essere assunto come lavoratore domestico? Cosa dice la legge

Come abbiamo già accennato, nella maggior parte dei casi, soprattutto tra coniugi, le attività di assistenza familiare sono da considerarsi come atti gratuiti. A stabilirlo l’articolo 143 del Codice Civile secondo cui i coniugi sono tenuti a collaborare e assistersi reciprocamente.

Anziano assistenza
Assistenza familiare, un parente può essere assunto come lavoratore domestico? Cosa dice la legge (Abruzzo.cityrumors.it)

La normativa, però, non esclude del tutto che tra parenti possa instaurarsi un rapporto di lavoro. In specifici casi, un familiare, dunque, può essere assunto come lavoratore domestico, regolarmente riconosciuto dall’Inps. Questo può accadere quando il familiare si trova in condizioni di disabilità grave ed è titolare della Legge 104 percependo l’indennità di accompagnamento. Nel dettaglio, rientrano in questa categoria: invalidi totali per cause di lavoro; ciechi civili; grandi invalidi di guerra, civili e militari; mutilati e invalidi civili gravi. Inoltre, il familiare deve essere un parente o affine entro il 3° grado.

Per instaurare il rapporto di lavoro domestico è necessario comunicare all’Inps, entro 24 ore dall’inizio, l’attivazione del contratto tra familiari. Una volta ricevuta la comunicazione, l’Istituto di previdenza sociale provvederà alle verifiche del caso per chiarire se sussistano i requisiti previsti dalla normativa e se le condizioni rispettino il Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro. In alcuni casi potrebbero essere richieste delle prove documentali per dimostrare il possesso dei requisiti per instaurare il rapporto di lavoro.

In caso di esito positivo, bisogna ricordare che in questi specifici casi non vengono applicati i contributi Cuaf (Cassa Unica Assegni Familiari), ossia l’imposta che i datori di lavoro versano per i rapporti di lavoro domestico. Questo accade perché il datore di lavoro e il lavoratore appartengono allo stesso nucleo familiare. Gli assegni familiari, difatti, sono di norma riconosciuti dall’Inps direttamente ai lavoratori domestici.

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