Oltre 400 tra musicisti, attori e scrittori, tra cui Elton John, Paul McCartney e Robbie Williams, chiedono al governo britannico di proteggere la creatività umana dall’uso non autorizzato da parte dell’intelligenza artificiale. L’iniziativa accende il dibattito sul futuro della proprietà intellettuale.
Il mondo della cultura, in modo particolare quello del rock e della musica pop alza la voce contro l’intelligenza artificiale. Il Regno Unito in queste ultime ore sta dando vita a una vera e propria crociata che ha coinvolto tutti i più grandi protagonisti nella storia dlela musica contemporanea.

Da Elton John a Robbie Williams, passando per Paul McCartney, Dua Lipa, Sting e Kate Bush. Sono almeno 400 i protagonisti dell’industria creativa musicale britannica, una delle più solide del paese per fatturato e addetti ai lavori, che hanno firmato una lettera indirizzata al leader laburista Keir Starmer, sollecitando un intervento immediato per tutelare i diritti d’autore e la proprietà intellettuale.
Intelligenza artificiale sotto accusa
L’appello, reso pubblico alla vigilia di un voto chiave alla Camera dei Lord, chiede trasparenza sull’uso delle opere umane per l’addestramento dei modelli di IA.
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Nel mirino c’è il Data (Use and Access) Bill legge della quale si sta parlando moltissimo in Gran Bretagna. In particolare per quanto riguarda un emendamento proposto dalla baronessa Beeban Kidron che impone alle aziende tecnologiche l’obbligo di dichiarare se abbiano impiegato dei contenuti creativi per l’addestramento dei propri algoritmi ma soprattutto quali. La proposta ha ricevuto il sostegno di numerose testate giornalistiche, tra cui il anche il Financial Times, il Telegraph e The Times.
Intelligenza artificiale e copyright: l’appello degli artisti
“Non vogliamo regalare il nostro lavoro a colossi tecnologici senza alcun riconoscimento o compenso” si legge nel documento firmato da nomi di spicco del panorama culturale britannico. Secondo i firmatari l’uso indiscriminato delle opere artistiche per addestrare sistemi di IA rappresenta una forma di furto su larga scala, con gravi ripercussioni economiche e culturali.
Anche Kazuo Ishiguro, premio Nobel per la letteratura del 2017, famoso per il suo best seller Never Let Me Go si è dichiarato del tutto contrario al sempre maggiore coinvolgimento dell’uso creativo dell’intelligenza sulla base di quanto è già stato scritto e composto: “Perché dovrebbe essere giusto e sensato modificare le nostre storiche leggi sul copyright per favorire colossi globali a discapito di scrittori, musicisti, registi e artisti? SI tratta di un vero e proprio assedio scomposto e illegittimo nei confronti di chi crea opere grandi e piccole e lo fa senza ausili, solo con i propri mezzi….”
Il pensiero di Big Mc
Un pensiero condiviso anche da Paul McCartney, voce sempre estremamente autorevole anche in ambito politico considerando il suo ruolo di baronetto, che nel Regno Unito è molto considerato. L’ex Beatles nei mesi scorsi aveva già espresso timori sullo sfruttamento illecito di brani musicali da parte dell’IA.
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L’emendamento Kidron chiede alle aziende di IA di comunicare esattamente quali contenuti abbiano utilizzato per l’addestramento dei loro sistemi. Secondo la baronessa che ha steso la norma “la trasparenza è essenziale per costruire un mercato delle licenze sano e sostenibile. Il Regno Unito è in una posizione unica per diventare un attore globale nella catena di fornitura dell’IA, ma per cogliere questa opportunità serve un quadro normativo che sia chiaro e di tutela…”

L’emendamento sulla intelligenza artificiale
Il testo dell’emendamento propone una base legale per lo sviluppo di accordi di licenza tra sviluppatori e creatori, consentendo così l’uso dei contenuti in modo legittimo, documentato e remunerato. La proposta, tuttavia, è già stata respinta dalla Camera dei Comuni e ora dovrà nuovamente essere votata alla Camera dei Lord. Di qui l’alzata di scudi di artisti.
A sostenere la petizione non ci sono solo musicisti di livello assoluto. Artisti vicini all’uso della tecnologia come Coldplay, Kate Bush e Peter Gabriel la stanno sostenendo. Ma anche attori come Ian McKellen, scrittori come David Hare e Richard Curtis, registi, coreografi, e quasi tutti i dirigenti dei principali gruppi editoriali del Paese.
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“Siamo creatori di valore, promotori della cultura nazionale, innovatori del futuro. L’IA ha bisogno di noi tanto quanto dell’energia e delle competenze informatiche” si legge nel documento.
Secondo gli artisti, un intervento normativo è urgente per evitare che il Regno Unito perda “una straordinaria opportunità di crescita” e la sua posizione come potenza creativa globale.
Un portavoce del governo britannico ha replicato che “il pacchetto di misure in discussione è pensato per garantire un equilibrio tra le esigenze delle industrie creative e quelle dello sviluppo tecnologico”. Tuttavia, ha precisato che “nessuna modifica sarà approvata senza la certezza che funzioni anche per creatori e artisti originali”.
Un dibattito molto aspro
In realtà questa iniziativa sta creando un fortissimo dibattito. Julia Willemyns, cofondatrice del Think Tank Centre for British Progress, ha affermato alla BBC che un regime di copyright troppo restrittivo… “potrebbe frenare lo sviluppo dell’IA, incentivare la delocalizzazione e danneggiare l’economia britannica”.
La discussione resta aperta tra chi chiede regole più rigide a tutela della creatività umana e chi teme che una regolamentazione eccessiva possa ostacolare l’innovazione tecnologica.
Intelligenza artificiale e cultura: verso un nuovo equilibrio?
Nel frattempo, continua a crescere l’inquietudine per l’uso massivo di contenuti protetti da copyright nei dataset che alimentano i modelli generativi di IA. Già a febbraio, artisti come Annie Lennox e Damon Albarn avevano pubblicato un album silenzioso in segno di protesta contro l’uso delle loro opere per l’addestramento algoritmico.
Mentre la consultazione pubblica lanciata dal governo è ancora in corso, la votazione di lunedì rappresenta uno snodo cruciale per il futuro delle industrie creative. Come ha ribadito Lord Kevin Brennan, ex deputato laburista: “Non possiamo permettere che un furto su larga scala dei diritti d’autore danneggi l’economia britannica per generazioni”.