Anziano fragile, il progetto dell’Agigot di Teramo approderà a livello nazionale VIDEO

Questa mattina è stata inaugurata al piano terra del terzo lotto del Mazzini a Teramo la prima sede dell’Agicot (Agenzia di Integrazione Continuità Ospedale-Territorio) per la presa in carico dell’anziano fragile.

Alla cerimonia hanno partecipato l’assessore regionale alla Salute Nicoletta Verì, la direzione strategica della Asl e il gruppo di lavoro che ha dato vita al progetto, oltre a una nutrita rappresentanza del personale coinvolto.

Hanno partecipato anche il sindaco Gianguido D’Alberto, presidente del Comitato ristretto dei sindaci e il vescovo Lorenzo Leuzzi che ha benedetto la struttura.

La Asl di Teramo, tramite la Regione Abruzzo che ha partecipato a un bando ministeriale per la realizzazione di progetti regionali sulla sperimentazione di strutture di prossimità, ha ricevuto un finanziamento di circa un milione 100mila euro grazie al progetto sperimentale ideato dalla stessa azienda sanitaria teramana, con la collaborazione dell’Università di Firenze.

Dalla prossima settimana saranno presi in carico dei primi 20 pazienti selezionati. La centrale operativa Agicot si occuperà di coordinare tutti gli interventi socio-sanitari dal momento della dimissione del paziente dall’ospedale in poi, applicando la metodologia ideata durante il corso di formazione e coprogettazione.

L’assessore Verì ha annunciato che presenterà il progetto a livello nazionale.

 

Niccolò Persiani, docente ordinario della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Firenze, che ha elaborato il progetto insieme a un gruppo di lavoro della Asl di Teramo coordinato da Valerio Profeta, direttore del Coordinamento assistenza sanitaria territoriale dell’azienda sanitaria teramana, ha sottolineato che “la Asl, coinvolta in un modello organizzativo straordinario e innovativo, si è aperta a tutti i soggetti che si prendono cura dell’anziano fragile. Da questa sede Agicot non usciranno diagnosi o cure, ma un progetto di vita che indicherà come gestire la fragilità dell’anziano nella sua famiglia, nella sua comunità”.

Il ruolo dei sindaci è stato sottolineato da D’Alberto, che ha evidenziato come “i Comuni facciano da cerniera con il territorio e facciano dialogare la pianificazione sanitaria con quella sociale”. Valerio Profeta ha spiegato che sarà un’equipe multiprofessionale a definire, ottimizzare, attivare e monitorare il percorso più appropriato non solo nella fase della dimissione ospedaliera ma anche tra i diversi percorsi assistenziali del territorio. “Il primo passo è l’empowerment del caregiver familiare, dopo il personale della centrale operativa Agicot seguirà il paziente telefonicamente e con visite domiciliari periodiche (mediche o infermieristiche), si occuperà di coordinare le diverse attività. Altro compito è individuare  di quali interventi di natura sociale abbia bisogno l’anziano fragile (ad esempio abitativi o economici). L’obiettivo è evitare che l’anziano si riacutizzi e abbia bisogno di un nuovo ricovero ospedaliero e anche evitare l’istituzionalizzazione del paziente in una casa di riposo”.

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