Il loro burro preferito non era più come prima: la scoperta di questi consumatori è da brividi

I consumatori lamentano un cambiamento nel loro burro e, dopo diverse analisi di accertamento, emerge una realtà inimmaginabile.

Sono molte le persone che utilizzano il burro in cucina, che sia per una preparazione complessa, che solamente per condire la pasta. Il suo sapore ricco e avvolgente lo rende un ingrediente talvolta insostituibile, dona da sempre friabilità agli impasti e rende più soffici i prodotti dolciari.

Il burro non era come prima, la scoperta
Cambia il burro, ma la causa non è della ricetta – abruzzo.cityrumors.it

Insomma, la parola d’ordine è ‘versatilità’. Tuttavia, ciò che rende il burro così particolare è il bilanciamento tra grassi solidi e liquidi. A temperatura ambiente, il burro si trova in uno stato semi-solido: i grassi saturi lo mantengono compatto, mentre la piccola quantità di grassi insaturi e l’acqua lo rendono morbido.

Una condizione, questa, che conosciamo tutti. Ma cosa accadrebbe se una volta arrivati a casa e intenti a preparare la cena ci si accorgesse che il burro acquistato da sempre non si sciogliesse come di consueto? Questo è quello che è successo di punto in bianco a moltissimi consumatori che hanno voluto ‘denunciare’ sui social la questione.

Il burro che non si scioglie: la scoperta sconcertante

Come accennato in precedenza, il meccanismo del burro è presto fatto: quando viene raffreddato, diventa più duro perché i grassi solidificano, mentre si ammorbidisce se lasciato fuori dal frigo grazie al calore che scioglie i grassi più morbidi. Correva l’anno 2021, quando alcuni consumatori hanno iniziato a notare che la marca solitamente acquistata non si scioglieva più a temperatura ambiente, come fosse una sorta di saponetta.

Il burro che non si scioglie
Perché il burro non si scioglie: le ricerche danno una risposta – abruzzo.cityrumors.it

Da qui, molti dubbi misti a curiosità, hanno portato la platea a chiedere risposte sui social condividendo la loro esperienza. Il mistero del burro ha iniziato ad infittirsi, trovando succesisvamente risposta: l’olio di palma potrebbe essere la causa di tutto.

Tutto è iniziato quando, durante la pandemia, le persone si sono ritrovate a cucinare più frequentemente a casa. Le vendite di burro in Canada hanno infatti registrato un aumento del 12,4% nel 2020, proprio nel pieno del lockdown. Tuttavia, dietro a questo picco di vendite, si nascondeva un cambiamento poco visibile ma rilevante: nonostante la crescente domanda di latte e burro, il numero di mucche da latte era diminuito.

I produttori, per soddisfare le richieste, hanno iniziato a integrare nella dieta delle mucche olio di palma, prima negandolo, per poi ammetterlo in seconda battuta. Il motivo? Si tratta di una soluzione economica e rapida per aumentare la produzione di latte grasso senza incidere sui costi. Secondo alcune teorie, l’uso di questo olio nei mangimi avrebbe alzato il punto di fusione del burro, rendendolo più duro e meno spalmabile. Ad oggi il dibattito è ancora aperto, tanto che ha sollevato dubbi in tutto il mondo.

In Canada, l’utilizzo dell’olio di palma nei mangimi è perfettamente legale, e alcuni produttori hanno confermato che viene usato per garantire una maggiore produzione di latte, aumentando la percentuale di grassi. Tuttavia, c’è chi come Giovanni Ballarini al Fattoquotidiano ha bollato tutto come una ‘fake news’, sostenendo che i cambiamenti nel burro non sono supportati da prove scientifiche. Secondo lo stesso, le ricerche dimostrerebbero che non ci sono differenze significative nella composizione dei grassi nel latte prodotto in Quebec.

Nonostante queste rassicurazioni, alcuni esperti hanno condotto esperimenti in cui il burro di vacche alimentate con olio di palma risultava effettivamente meno morbido. La questione, quindi, rimane controversa: da una parte c’è chi sostiene che si tratti solo di suggestione, dall’altra chi attribuisce il problema all’uso di oli nei mangimi.

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