Parco Abruzzo, legge aree protette: comuni laziali contrari alle modifiche

L’Aquila. ‘Con le discussioni al Parlamento sulle modifiche da apportare alla legge sulle “aree protette” o Legge n. 394/1991, i Comuni della fascia laziale del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise si stanno sempre più unendo contro la paura che

la prevista “area contigua” venga loro imposta per decreto ministeriale o per delibera regionale giocando con l’interpretazione, sia della norma attuale sia di quella che si cerca di modificare, per delimitare detta “area” e scavalcare l’ormai annoso problema che i Comuni non hanno mai accettato di risolvere, ignorando le ormai annose proposte dell’Ente Parco, di provvedere a deliberare il loro assenso’.

A dichiararlo è il segretario generale dell’Associazione Italiana Wilderness, Franco Zunino.

‘I Comuni, giustamente, vedono in questa “area contigua”, così come già la prevedeva l’originaria 394/91 e come le attuali modifiche la stanno interpretando conferendo tutta una serie di poteri e diritti gestionali agli Enti Parco (sia per la caccia sia per l’ambiente, sia per il godimento di royalty turistiche, minerarie e energetiche varie); una forma di ampliamento di fatto (“mascherato”) del Parco Nazionale’.

L’Associazione Italiana per la Wilderness, chiamata in aiuto da parte di alcuni Comuni della fascia laziale di detto Parco, ha proposto loro una bozza di deliberazione consigliare che li cautelerebbero da una tale imposizione mediante precise e formali prese di posizione da presentare poi alle autorità statale e regionale, basata su tre precisi punti di forza legislativi:

1) che i Comuni hanno l’autonomia di decidere per i loro territori comunali la scelta più opportuna per una tutela ambientale e territoriale, senza che lo Stato o le Regioni possano impedirlo. Punto di forza di questa loro scelta è anche l’articolo 5 della legge n. 10 del 2010 approvata dall’allora Governo Monti, la quale conferma il potere dei Comuni di decidere forme autonome di aree protette per la tutela ambientale (ovvero al di fuori di quanto previsto dalla suddetta Legge 394/91);

2) che la loro scelta preventiva può essere quella dell’Area Wilderness, già da diversi anni adottata da già 47 Comuni in tutta Italia, i cui vincoli autoimpostisi prevedono un assoluto rispetto per tutti i diritti di sfruttamento delle risorse naturali rinnovabili (caccia, pascolo, taglio dei boschi) salvo il rispetto urbanistico dei territori da loro stessi individuati, quasi sempre appartenenti ai demani o proprietà comunali e, in rari casi, ai privati. Una scelta che soprattutto nel Lazio ha avuto ed ha un grande successo tra i Comuni (ben 19), alcuni dei quali anche appartenenti proprio alla fascia esterna ed interna del Parco Nazionale d’Abruzzo. Vincoli che mai l’Ente Parco ha potuto contestare, e che anzi ha formalmente accettato con un documento di una passata Presidenza che giustamente prese atto e deciso di rispettare i diritti delle collettività locali;

3) che, anche e proprio in base ai dettami degli articoli della Legge 394/1991 (seppure in taluni casi quasi “nascosti” tra le righe), senza l’assenso dei Comuni (ovvero formali deliberazioni consigliari) i Parchi Nazionali e Regionali non si possono istituire, né si possono designare le loro “aree contigue”; dettami di legge peraltro confermati da ben due autorevoli sentenze, una della Corte Costituzionale e una del Consiglio di Stato.

‘In pratica: rispetto delle regole costituzionali che garantiscono autonomia ai Comuni e libertà ai loro cittadini

A seguito di quanto proposto dall’AIW, nei giorni scorsi già ben 4 Comuni della fascia laziale (Frosinone) del Parco Nazionale d’Abruzzo hanno approvato la suddetta bozza di Deliberazione: San Biagio Saracinisco, Pescosolido, Vallerotonda e Picinisco.

Mentre i Comuni di Vallerotonda e San Biagio Saracinisco avevano giù da tempo designato loro settori di Aree Wilderness (sia all’esterno che all’interno del Parco), lo scorso 26 aprile stessa scelta ha fatto il Comune di Picinisco, designando tale tutta una fascia esterna al parco. In questo, seguendo le orme di altri 4 Comuni che hanno a loro volta designato settori di Area Wilderness sui propri territori comunali (anche loro sia all’esterno che all’interno del Parco): San Dotano Val Comino, Campoli Appennino ed Alvito (Frosinone) e Rocchetta a Volturno (Isernia).

Una forma di autonoma tutela ambientale e territoriale nello spirito del “Concetto di Wilderness” che nessuno potrà mai contestare, in quanto rispettosa dei diritti costituzionali’, insiste Zunino.

‘Si tratta di autonome scelte protezionistiche e gestionali con le quali i Comuni si riappropriano di fatto dei loro territori, in pratica “scavalcando a sinistra” i vincoli impositivi del Parco Nazionale.

Scelte che si basano sul principio che i migliori garanti della tutela ambientale e territoriale sono i proprietari dei suoli, che rinunciando di principio e preventivamente a deteriorare il loro ambiente ed assicurare il rispetto dell’integrità territoriale dei luoghi che veramente lo meritano e che anche e proprio per la loro natura si sono conservati intatti fino ad oggi, diventano i garanti del vincolo di conservazione; ciò, considerando che quando inseriti in un Parco la loro gestione viene semplicemente delegato all’autorità del Parco, autorità che può poi decidere il bello e cattivo tempo (peraltro, anche e proprio a danno di questi territori come la storia dei Parchi italiani insegna).

In cambio i Comuni godono dell’intoccabile diritto di una libera gestione delle loro risorse naturali rinnovabili che invece i Parchi assoggettano ai vincoli imposti d’autorità dallo Stato o dalle Regioni, cosa che crea loro gravi danni economici che le leggi mai o raramente prevedono di rimborsare o compensare.

Sia l’AIW sia i Comuni che nel Lazio hanno già provveduto ad approvare la suddetta bozza di deliberazione auspicano che sempre più altri lo facciano, affinché si crei una forza politica in grado di opporsi legittimamente alle imposizioni legislative e/o di fatto, che il Parlamento e/o i Governi nazionale e regionali potrebbero legiferare; creando così anche un precedente eventualmente in grado poi di opporsi con successo davanti alle Corti giudiziarie per tutelare i propri diritti’, conclude il segretario AIW.

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