Acqua pubblica: dopo il Referendum, la legge popolare sul servizio idrico

Acqua_referendum_logoPescara. Abruzzo, quinta regione in Italia per indice di partecipazione aggiuntiva al referendum che ha eliminato, fra le altre, la possibilità di privatizzazione dell’acqua. Per il comitato ‘2 si per l’acqua pubblica’ il successo impone all’agenda politica abruzzese è una pietra miliare della storia recente italiana e pone con forza all’ordine del giorno della politica abruzzese la discussione in Parlamento della legge di iniziativa popolare sull’organizzazione del servizio idrico.

Il referendum non basta. Dopo la votazione popolare che ha visto in Abruzzo ben 589.126 voti espressi contro i profitti sull’acqua ai referendum di domenica e lunedì scorsi, il comitato ‘2 si per l’acqua pubblica’, composto da decine di associazioni civili e politiche, porta avanti la battaglia per la legge sull’organizzazione del servizio idrico regionale. Una riforma approvata di recente “nonostante il referendum fosse indetto, che non ha tenuto in alcuna considerazione le proposte concrete sulla partecipazione dei cittadini provenienti da un movimento che aveva già dimostrato di aver saputo raccogliere nelle piazze abruzzesi 25000 firme per i referendum”, denuncia il Movimento, “Questa riforma presentata come “epocale” si fonda sull’art.23 bis ora abrogato”. Si fanno, quindi, subito sentire gli effetti del referendum, e il Comitato propende contro il cosiddetto modello dell’Authority, “un soggetto pseudoindipendente che non farebbe altro che rendere ancora meno trasparente la gestione”; la direzione da prendere sarebbe quella di garantire la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali ad ogni livello, presentando “immediatamente una mozione per calendarizzare la discussione della legge in Parlamento”, quella legge a proposta popolare che  oltre 400.000 cittadini, di cui 20000 abruzzesi, hanno sottoscritto da anni per la gestione pubblica dell’acqua. Questo, infatti, l’invito del Comitato lanciato ai politici abruzzesi, specialmente a quelli che siedono negli scranni capitolni.  “Se i principali partiti vogliono imparare dalla lezione impartita dai loro stessi elettori e seguire la volontà popolare devono semplicemente discutere e approvare quella legge che permetterà una gestione veramente efficiente e trasparente dell’Acqua, bene comune per eccellenza”, affermano dal Comitato, “Inoltre studino con attenzione e usino il documento tecnico preparato dal Comitato su come è possibile finanziare comunque gli investimenti nel settore idrico”.

 

Non manca, in conclusione, il “rammarico per le parole del Presidente Chiodi tendenti a svilire il valore straordinario di questo referendum e della partecipazione popolare, quando ha votato in questa consultazione una percentuale di abruzzesi più alta rispetto a quella vista alle ultime elezioni regionali che lo hanno eletto. Probabilmente la partecipazione dei cittadini continua a dare fastidio, ma a questo il movimento è abituato nella regione visto da anni anche in Abruzzo i cittadini organizzati denunciano la cattiva gestione del servizio idrico e propongono riforme concrete senza essere ascoltati”.

 

Daniele Galli


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