Teramo, le voci dal Pd: “Nel centrodestra volano gli stracci”

“L’amministrazione è caduta perché non è riuscita a governare e si è divisa sul potere non sulla visione della città”. A dirlo è Manola Di Pasquale, ex consigliere comunale di Teramo.

“E ’necessario subito recuperare  la buona politica, quella che non perde tempo (e denaro dei cittadini) per liti e divisioni. Teramo è rimasta indietro di dieci anni sul cammino del buon senso e del buon governo ma nella città e fra i cittadini c’è tanta voglia di ricostruire, di mettersi in gioco, di partecipare. Sul terremoto, sulle scuole, sull’ambiente sono stati proprio i cittadini teramani a dare la sveglia squarciando un sudario di politica inconsistente fatta solo di rivendicazioni e ragioni personali: su questo altare di potere hanno sacrificato buona parte del tessuto commerciale del centro storico. Hanno totalmente ignorato (in un momento di ripresa industriale e di opportunità derivanti dai Bandi regionali, europei e del Governo) – prosegue la Di Pasquale – quelle politiche per il lavoro che l’unica città con un Consorzio industriale aveva il dovere di mettere in campo come priorità. Hanno lasciato sole tutte le fasce deboli della società con una totale assenza di politiche sociali; stiamo rischiando di perdere i finanziamenti assegnati per l’inerzia nella progettazione (dalla Cona al Teatro Romano l’elenco è lungo); hanno distrutto e affamato l’associazionismo culturale che sta mostrando un coraggio da leoni resistendo alla sciatteria amministrativa. Un fallimento che i teramani pagano a caro prezzo anche con una marginalità sempre più marcata rispetto agli altri capoluoghi abruzzesi. Io dico che è intollerabile il cinismo con il quale, in questi giorni e in queste ore, sul cadavere della città, un centrodestra in guerra dentro casa, fa proclami di futuro vantandosi di liste già pronte e di candidati ineguagliabili. Invece di scusarsi con la città e con i teramani”.

A lei fanno ecco i consiglieri dimissionari del Pd, Alberto Melarangelo, Flavio Bartolini e Maurizio Verna. “Volano gli stracci nel centrodestra: il dimissionato Brucchi che attacca Gatti, Chiodi e Di Dalmazio; Gatti e Chiodi che attaccano Brucchi dicendogli che non è capace di fare il sindaco; il coordinatore provinciale Fanini che si dice rammaricato e manda attestati di stima a Brucchi; la maggioranza del comitato provinciale di FI che invece sostiene i firmatari delle dimissioni sfiduciando di fatto il segretario provinciale; noi con Savini che parla di suicidio assistito e, dulcis in fundo, Pagano che parla di vile atto politico. Questo è il famoso modello Teramo che ha governato in regione e nella città di Teramo! Per noi il sostantivo “modello” è sinonimo esemplarità nell’azione politica, amministrativa e civile. Per questo, con le nostre dimissioni, siamo sempre più convinti di aver ridato una speranza di rinascita alla nostra città, alla nostra provincia ed alla nostra regione. Ma mentre in Italia preoccupa la recrudescenza delle destre, la città di Teramo, in totale controtendenza nazionale, vede crollare il muro fatto di fandonie, immobilismo, faide ed interessi personali di Brucchi ed suoi storici sostenitori”.

“Non è mio costume essere contento per l’esito di questa vicenda politica che rappresenta comunque una rottura del modello rappresentativo di ascolto dei cittadini e delle loro esigenze – dice invece l’assessore regionale Dino Pepe – Allo stesso tempo non posso non prendere atto della conclusione di un percorso politico caratterizzato da continue lacerazioni e rotture, tutte riconducibili nell’ambito della coalizione di  centro-destra locale e delle diverse anime che la compongono. Tensioni che si sono susseguite negli anni con cambi di Assessori, con tatticismi e strategie politiche fatte al di fuori  dei luoghi deputati al confronto democratico e che, di certo, hanno fatto convogliare tutte le energie verso il mantenimento in vita dell’amministrazione Brucchi piuttosto che verso i reali problemi della Città di Teramo che vive, nell’ultimo decennio, una fase involutiva senza precedenti. Involuzione grave e preoccupante non solo per Teramo ma per l’intero territorio circostante che ha basato la sua forza sulla spinta culturale, economica ed amministrativa del suo Capoluogo. Coloro che da sempre hanno avuto una visione critica della gestione amministrativa del centro – destra teramano, hanno ora il compito di presentare alla Città una proposta alternativa, discontinua, capace di parlare dei veri problemi dei Cittadini e capace di ascoltare le proposte che arrivano dai protagonisti del tessuto sociale e culturale di una Città che si é sempre contraddistinta per dinamismo e centralità. E’ arrivato il momento della responsabilità che significa, in ultima istanza, mettere da parte l’Io e costruire un Noi fatto di progetti per avviare la fase del rilancio e della rinascita”.

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