Teramo, crisi in Comune tra accuse e veleni. E il Pd da che parte sta?

Se ciò che resta della maggioranza a guida Maurizio Brucchi non gode di certo di una buona salute, non se la passa meglio l’opposizione in Consiglio comunale che, tra inviti dal notaio per far finire l’esperienza di questa consiliatura, declinati o semplicemente rimandati, e conte di firme su un documento di sfiducia pronto da già prima dell’estate, a cui manca il tredicesimo nome, non è riuscita ancora a trovare la chiave giusta per dare la spallata definitiva alla barcollante maggioranza.

Non è sceso giù al consigliere arancione Gianluca Pomante, che attendeva ieri i suoi colleghi di minoranza nello studio notarile, l’assenza di alcuni consiglieri del Pd (era presente solo Alberto Melarangelo), parlando di “biscottone” del Partito Democratico, decisamente smentito dal consigliere Maurizio Verna.

“Evidentemente qualcuno ha parlato a mio nome”, ha commentato il consigliere comunale e provinciale del Pd Verna, facendo chiarezza sulla sua posizione “ma io non sono stato nemmeno interpellato e non mi reputo affatto un burattino. Sono il primo a voler mandare Brucchi a casa ma, visto che è stato convocato un Consiglio comunale, ascoltiamolo e poi, se non dovesse esserci la fine di questa esperienza amministrativa, invito quanti hanno a cuore il bene di questa città a presentare in massa con me le proprie dimissioni”.

E sulla questione interviene anche il segretario provinciale del Pd, Gabriele Minosse, che, seppure all’indomani della propria rielezione aveva chiesto ai membri del Partito di avere un’unica voce, ha evidentemente ancora un poco da lavorare, viste le dichiarazioni di alcuni esponenti (con il riferimento implicito ma chiaro a Manola Di Pasquale che avrebbe parlato a titolo personale), che avevano preso posizione in nome del Pd.

“Vorrei ricordare a Pomante e a chi si muove dietro di lui (anche qui riferimento implicito a Paolo Gatti)”, dice Minosse, “che le cose o si fanno insieme, concordandole, o non si va da nessuna parte. Le questioni politiche vanno risolte in Consiglio, dove ciascuno si dovrà assumere le proprie responsabilità. Ma ho come l’impressione che una parte del centrodestra, che finora ha tenuto in ostaggio il sindaco, voglia sfuggire ad un dibattito fatto alla luce del sole. Bisogna spiegare ai cittadini perché non è stata messa la firma al documento di sfiducia di alcuni mesi fa e cosa è cambiato da giugno. Questa consiliatura deve finire e noi siamo i primi a sostenerlo. E se in Consiglio non ci sarà la discussione, saremo i primi a compiere i passi necessari per forzare la situazione, anche andando dal notaio, e mettere definitivamente la parola fine a questa esperienza amministrativa”.

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