Pescara, in 2 evadono dal carcere di San Donato

Pescara. Terza evasione, nel giro di poco meno di un mese e mezzo, dal carcere San Donato di Pescara da dove questa mattina dopo le 9 sono evasi due reclusi di nazionalità rumena di 25 e 23 anni più che ventenni i quali, secondo una prima ricostruzione, durante l’ora d’aria sono riusciti a scavalcare il muro di recinzione e a fuggire.

Scattato l’allarme immediatamente sono partite le ricerche anche con l’ausilio di un elicottero. Lo scorso 11 luglio un detenuto egiziano 21enne era evaso ed era stato poi rintracciato e arrestato otto giorni dopo.

Allarme dei sindacati dopo questo nuovo episodio. “Purtroppo è successo di nuovo, altri due detenuti che evadono con una facilità imbarazzante. Siamo a 4 nel recentissimo passato, l’ultima evasione risale a luglio scorso – dichiara il segretario generale regionale Uilpa polizia penitenziaria, Ruggero di Giovanni – Sono anni che lamentiamo le carenze strutturali, di personale e la totale inadeguatezza della gestione nel carcere di Pescara, inutilmente. Siamo sicuri che anche stavolta le colpe saranno cercate esclusivamente tra le fila della polizia penitenziaria pescarese, ma sappiamo benissimo che le colpe sono da cercare più in alto. Una carenza di personale insostenibile, mancano all’appello oltre 50 unità, abuso nel ricorso allo straordinario, accorpamenti dei posti di servizio sistematici e senza alcun confronto sindacale hanno portato alla rovina del carcere pescarese. Auspichiamo una verifica ispettiva approfondita dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria che porti alla luce le reali responsabilità”.
Il coordinatore regionale Fp Cgil Abruzzo Molise-Giustizia, Giuseppe Merola, chiede l’immediato accertamento di responsabilità e l’avvicinamento dei vertici del carcere.
“È aberrante e paradossale quanto sta accadendo nella struttura penitenziaria pescarese, con serie compromissioni dell’ordine e della sicurezza anche per la collettività pubblica. Lavoratori e popolazione detenuta, da troppo tempo, vivono in condizioni di reale disagio e non si può far finta di niente”.

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