Pescara, prende il reddito di cittadinanza ma il padre è ai domiciliari e la madre accusata di furto

Pescara. Prendono il reddito di cittadinanza ma entrambi i genitori sono condannati e la famiglia è anche abbiente: così anche per il 25enne scatta la denuncia.

L’omissione ha consentito a un giovane pescarese di incassare indebitamente 1300 euro al mese per oltre un anno, ma è rimasto incastrato nella rete dell’Operazione Parassita delle Fiamme Gialle di Pescara, che lo hanno denunciato a piede libero per avere reso dichiarazioni attestanti cose non vere ed omesso informazioni dovute al fine di ricevere illecitamente l’indennizzo.

Una frode allo Stato messa in atto da un giovane che, per potersi assicurare il beneficio del reddito di cittadinanza, all’atto della domanda di accesso al sussidio, decide di barare e si “dimentica” di avere un padre agli arresti domiciliari e una madre con l’obbligo di dimora per furto in abitazione e indebito utilizzo di carte di credito.

Escamotage e trovata ormai tipica di chi vuole arrivare a percepire il reddito di cittadinanza senza averne il diritto e saltando tutti gli ostacoli, non solo di ordine economico, ma anche di soggiorno, residenza e, soprattutto, giudiziari.

Infatti, oltre al patrimonio mobiliare e immobiliare posseduto, all’erogazione dell’assegno si tiene conto, tra l’altro, della numerosità del nucleo familiare, di chi ha subìto condanne o è sottoposto a misure cautelari personali. E quest’ultima condizione risulta essere la più esposta a trucchi di ogni tipo. Del resto, nel pubblico dei percettori del reddito in deficit dei requisiti previsti si trova di tutto: cittadini che lavorano in nero e dichiarano redditi molto bassi, nullatenenti che viaggiano in Porsche, stranieri che si inventano indirizzi di residenza ad hoc, soggetti che fantasticano su figli e coniugi, e giovani che, come in questo caso, nascondono il casellario giudiziario dei genitori a carico.

Espedienti variopinti che, per i finanzieri del Comando Provinciale di Pescara, sono veri e propri campanelli d’allarme, indicatori di rischio grazie ai quali scattano controlli di polizia ad ampio raggio: prima con verifiche sul panorama informativo delle banche dati, poi con indagini e riscontri tesi ad accertare l’eventuale sussistenza di reati commessi da chi usurpa il reddito di cittadinanza quale misura di contrasto alla povertà erogata dallo Stato a sostegno delle famiglie e dei più deboli.

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