Atri, il grido di allarme del Pd: “città ferma. Lo dice il bilancio”

“Il Comune di Atri è in disavanzo, con un bilancio asfittico, ed essenzialmente rigido”.

Lo dice il gruppo consigliare del Partito Democratico riportando le parole del tecnico dell’Ente: “… gli investimenti dovranno essere sempre più finanziati con alienazioni immobiliari, soprattutto negli enti che, come il Comune di Atri, hanno numerosi immobili non utilizzati a fini istituzionali”; aggiungendo che “in tal senso le procedure avviate di alienazioni immobiliari fanno auspicare di poter reperire risorse utili da destinare prioritariamente alla riduzione dello stock di indebitamento che, di conseguenza, consentirebbe di liberare risorse di parte corrente da destinare ai servizi dell’ente, ed in subordine ad investimenti o alla copertura dei disavanzi sopra elencati”.

“Il punto è proprio questo”, proseguono i Democratici. “Il Comune di Atri non ha più capacità di spesa, se non attraverso l’alienazione degli immobili di proprietà comunale. Questa condizione è meglio nota come pre-dissesto. Alle stesse conclusioni perviene il dirigente comunale quando afferma che “si ritiene tuttavia che, in assenza di azioni che conducano alla realizzazione, mediante alienazione di una consistente porzione del patrimonio immobiliare in tempi molto brevi, tali da consentire il recupero di risorse e di liquidità, l’Ente dovrà valutare attentamente la possibile attivazione di procedure di riequilibrio economico finanziario previste dalla specifica normativa del TUEL”.

Il Pd elenca i motivi per cui sono in allarme. “Non abbiamo più risorse per attuare una politica di riduzione delle tariffe: le aliquote dell’IMU e dell’addizionale comunale IRPEF sono state confermate nella misura massima, mentre quelle della TARI sono aumentate ancora: del 6/7% quelle domestiche e del 8% quelle non domestiche;
• non c’è capacità finanziaria per dare un po’ di ossigeno alle famiglie che soffrono il momento di crisi;
• non abbiamo più fondi per fare politiche a favore del rilancio dei settori produttivi e del commercio;
• non abbiamo più fondi per fare politiche sociali vere”.

“Quello appena votato”, conclude il gruppo consigliare, “è un bilancio che, come quelli precedenti, non offre alcuna prospettiva di sviluppo economico e sociale della città: il decremento demografico costante e lo spopolamento del centro storico ne sono una prova. Il piano triennale delle opere pubbliche è solo fumo negli occhi per i cittadini: dei circa trenta milioni di euro di opere pubbliche previste per il 2022 ne sono state finanziate meno di un quarto. Per non parlare di quegli investimenti annunciati per il 2023 ed irrealizzabili: una prova è rappresentata dalla spesa di € 280.000,00 prevista per la riqualificazione del giardino Sorricchio, che in realtà è stato restituito ai proprietari privati. C’è una sola certezza: Atri è ferma, ce lo dice il bilancio”.

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