Montesilvano, rissa al ristorante: la versione dell’associazione Romanì

guarnierinazzareno_romaniMontesilvano. La rissa scoppiata giovedì scorso in un ristorante della città adriatica, ritenuto uno scontro tra due gruppi rom a causa di una partita difettosa di droga, avrebbe una versione differente: quella fornita dall’associazione Romanì Italia. Per il presidente Nazareno Guarnieri, sarebbe stata un’aggressione razzista subita da tre donne rom.

Secondo quanto appreso dai carabinieri di Montesilvano, che hanno anche fermato un uomo e una donna rom di Cappelle sul Tavo, gli unici ad essere rimasti (peraltro feriti) nel ristorante di via Vestina all’arrivo dei militari, la rissa scaturita giovedì sera avrebbe avuto origine dall’incontro casuale tra due donne di etnia rom. Queste avrebbero preso a discutere per una partita di droga di scarsa qualità fornita da una all’altra donna, passate rapidamente alle mani, coinvolgendo oltre una decina di persone, per lo più due gruppi diversi rom intervenuti sul posto a ‘rinforzo’ delle contendenti. Schiaffi e pugni, fino all’uso di stoviglie come armi, tra i quali un bicchiere rotto che ha ferito allo sterno la donna fermata dai carabinieri.

Ma questa versione stride clamorosamente con quella fornita da Nazareno Guarnieri, presidente nazionale dell’associazione Romanì Italia, che rappresenta la cultura e diritti del popolo rom in tutto il Paese. Non uno scontro tra famiglie rom dedite allo spaccio, secondo Guarnieri, bensì l’aggressione di un gruppo “razzista” presente nel ristorante ai danni di tre ragazze di etnia nomade.  “Si è trattato di un atto di razzismo contro persone rom”, precisa accuratamente il presidente Guarnieri, che spiega le motivazioni alla base della rissa, secondo quanto da lui appurato: “Due sorelle rom ed una loro nipote minorenne sono entrare nel ristorante per consumare la cena. Un cliente del

ristorante, non rom, appena ha visto la presenza di persone rom nel locale si è

alzato dal tavolo, dove stava consumando la cena con altre tre donne e due uomini,

e passando ripetutamente vicino al tavolo delle donne rom pronunciando provocatoriamente insulti razzisti verso la popolazione rom. Una delle ragazze rom, incinta, compreso il pericolo di un possibile atto razzista, si è alzata dal tavolo per andare via dal locale pubblico ed ha telefonato al marito per venire a prenderla. Mentre la ragazza rom, incinta, si alzava dal tavolo ed usciva dal ristorante, l’uomo che pronunciava frasi razziste l’ha raggiunta ed afferrata fortemente per un braccio, provocandole un bruttissimo ematoma nero al braccio, e pronunciando frasi razziste

del tipo ‘Voi zingari dove morire’ ed ancora ‘Dovete andare via dall’Italia’, mentre gli amici dell’uomo usavano violenza verso la minorenne rom prendendola e tirandole i capelli. Tutto questo per il semplice fatto di essere rom. La ragazza rom incinta ha cercato di difendersi con tutte le forze possibili dall’aggressione razzista, ma senza successo. Giunto nel ristorante il marito dalla ragazza rom e vista la moglie, incinta, vittima di violenza, ha difeso la moglie sferrando un pugno all’aggressore. La ragazza rom incinta si è recata al pronto soccorso dell’ospedale di Chieti per essere visitata dai sanitari di fiducia, e predisposta denuncia alle autorità preposte che accerteranno la verità dei fatti”.

Nazareno Guarnieri sottolinea, poi, anche l’errato riferimento dei fatti operato dai media: “Ci chiediamo dove i media locali hanno preso le informazioni per ricostruire i fatti ed

informare i cittadini”, si interroga, etichettando come false le versioni di ‘lite tra famiglie rom’ e di ‘lite per questione di droga’. “Abbiamo molte informazioni per essere convinti che si è trattato di un fatto di ‘romanofobia’, razzismo e discriminazione razziale contro persone appartenenti alla popolazione romanì, colpevoli di essere rom”, continua Guarnieri, “risultato di una generalizzata campagna mediatica e politica in Abruzzo di istigazione all’odio razziale contro la popolazione romani”. L’invito conclusivo è rivolto alle forze di polizia: “Sollecitiamo le forze dell’ordine ad accertare la verità ed assicurare i responsabili, chiunque siano, alla giustizia, ed a conclusione delle indagini promuovere una conferenza stampa per informare i media e tutti i cittadini”.

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