C’è un metodo molto più semplice per tirare fuori le tracce d’oro presenti nei dispositivi elettronici non più utilizzati. La tecnica è sorprendente.
In principio furono i pionieri del Far West a mettersi alla ricerca di oro. Muniti di piccone per spaccare le rocce e di setaccio per tirare via le pietruzze e le scaglie di oro dai corsi d’acqua, in diversi nel XIX secolo soprattutto hanno fatto questo per una vita. Ora i tempi sono cambiati, e nonostante ci sarà ancora qualcuno che ancora oggi fa la stessa cosa, esistono altri modi per reperire dell’oro.
Negli ultimi anni, la crescente produzione di rifiuti elettronici ha sollevato una questione cruciale. Ovvero come recuperare materiali preziosi in modo sostenibile ed economico? La risposta a questo interrogativo è sempre più urgente, considerando che dispositivi come computer, smartphone e altri gadget tecnologici contengono metalli di grande valore, tra i quali proprio l’oro. Ed anche rame e cobalto. Però i metodi tradizionali di estrazione presentano notevoli limitazioni, in particolare dal punto di vista ambientale e dei costi.
Come estrarre oro dai telefonini ed altri dispositivi elettronici
In media si stima che un telefonino contenga 24 mg di oro. E svariati altri materiali preziosi, come ad esempio quasi 10 mg di rame, 9 mg di palladio, 11 mg di ferro e tanto altro. Il recupero dell’oro dai rifiuti elettronici è stato un processo ad alta intensità energetica, spesso accompagnato dall’uso di sostanze chimiche tossiche. Questa combinazione rende il processo costoso ed è responsabile pure di danni ambientali significativi.
Con l’aumento della domanda di oro e la necessità di ridurre l’impatto ambientale, la ricerca di soluzioni più efficaci e sostenibili è diventata una priorità. Di recente un team di scienziati dell’ETH di Zurigo, sotto la direzione del professor Raffaele Mezzenga, ha fatto un passo avanti significativo in questo campo. Hanno sviluppato una spugna innovativa, realizzata con proteine del siero di latte, capace di recuperare oro dai rifiuti elettronici in modo altamente efficiente e a costi contenuti.
Questo approccio rappresenta un progresso nella tecnologia di recupero ed una soluzione al problema dello smaltimento dei sottoprodotti dell’industria casearia. La spugna ideata dai ricercatori sfrutta le proprietà chimiche delle proteine del siero di latte per attrarre e legare selettivamente gli ioni d’oro presenti nei rifiuti elettronici.
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La spugna proteica: un metodo efficiente ed ecocompatibile
Durante le sperimentazioni, la spugna è stata immersa in una soluzione contenente metalli provenienti da schede madri di computer. Una volta assorbiti gli ioni d’oro, il processo prevede il riscaldamento della spugna, che permette di ridurre gli ioni in scaglie d’oro purissime. I risultati ottenuti sono stati sorprendenti: una pepita d’oro di 450 mg con una purezza del 91%, equivalente a 22 carati.
Questo metodo non solo si distingue per l’elevata efficienza, ma si rivela anche molto più economico rispetto ai metodi tradizionali. Secondo il professor Mezzenga, i costi di produzione della spugna sono decisamente inferiori al valore dell’oro recuperato, rendendo questa tecnica non solo praticabile, ma anche commercialmente vantaggiosa. L’uso di scarti alimentari per il recupero di metalli preziosi rappresenta un passo importante verso un modello di economia circolare, dove i rifiuti diventano risorse.
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Oltre al recupero dell’oro, il team di ricerca sta esplorando ulteriori applicazioni della spugna proteica. L’obiettivo è quello di sviluppare soluzioni per estrarre metalli preziosi da altre fonti, come i rifiuti industriali. Questo potrebbe trasformare radicalmente il modo in cui gestiamo i rifiuti elettronici e aprire la strada a nuove opportunità nel campo del recupero di materiali preziosi.