Nel caso in cui il datore di lavoro non paga la tredicesima sono diversi i diritti di cui il dipendente può avvalersi: ecco come tutelarsi.
Durante l’ultimo mese dell’anno, i lavoratori dipendenti subordinati si preparano al ricevimento della tanto attesa tredicesima mensilità. Questo beneficio aggiuntivo, previsto dalla normativa italiana, costituisce un’importante integrazione allo stipendio annuale dei dipendenti. Benché alcuni fortunati possano godere anche di una quattordicesima, questa opzione dipende spesso dai dettami del contratto di lavoro di settore. È fondamentale sottolineare che il versamento della tredicesima rappresenta un obbligo a carico del datore di lavoro.
Questo può essere effettuato in un’unica soluzione entro la fine dell’anno o suddiviso in rate mensili, conformemente alle clausole contrattuali. Il diritto alla tredicesima si matura durante il normale svolgimento dell’attività lavorativa e spetta a tutti i dipendenti, indipendentemente dal settore in cui operano, sia esso pubblico o privato. L’importo della tredicesima è correlato al tempo effettivamente lavorato durante l’anno, escludendo i rapporti di lavoro con durata inferiore a quindici giorni. Il calcolo dell’importo della tredicesima è piuttosto semplice: la retribuzione lorda annuale va divisa per il numero di mesi lavorati
Bisogna però dire che i lavoratori con contratti di stage o tirocinio potrebbero non aver diritto alla tredicesima, anche se impegnati per diversi mesi. Al contrario, coloro che lavorano con un contratto di apprendistato hanno diritto a percepire questa mensilità aggiuntiva. La tredicesima spetta indipendentemente dal tipo di contratto (a tempo determinato o indeterminato), ma i lavoratori autonomi e i liberi professionisti con partita IVA non ne hanno diritto, poiché mancano di un datore di lavoro. Quando si ha diritto alla tredicesima e questa non viene erogata, i lavoratori avranno modo di tutelarsi in diversi modi.
Tredicesima, come tutelarsi in caso di mancato pagamento: la procedura
Certe volte però potrebbe capitare che la tredicesima non venga pagata o che l’importo sia inferiore alle aspettative. In questi casi è essenziale verificare attentamente il periodo lavorativo considerato per il calcolo e i giorni effettivamente conteggiati. Quando il datore di lavoro non procede al versamento della tredicesima, il dipendente può adottare diverse strategie per venire incontro a questa inadempienza. Ovviamente il primo passo resta quello di inviare un sollecito per richiedere il versamento.
In questo caso il datore di lavoro ha un periodo massimo di 40 giorni per effettuare il versamento dall’emissione del sollecito. Il lavoratore può agire in modo autonomo, inviando personalmente il sollecito, oppure rivolgersi a un sindacato per ottenere supporto nella procedura.
È importante notare che se il dipendente non invia un sollecito, perde il diritto a far valere le proprie ragioni entro tre anni. Spesso però anche il sollecito potrebbe non portare ai risultati sperati. Se si verifica uno scenario del genere, però, il lavoratore dipendente potrà anche intraprendere delle azioni legale.
Infatti in questi casi è possibile richiedere il licenziamento per giusta causa qualora la tredicesima non venga erogata. Inoltre il datore di lavoro rischia sanzioni e la perdita delle agevolazioni previste dalla normativa. Insomma per tutti i lavoratori che hanno diritto alla tredicesima c’è sempre una maniera per tutelarsi e per far valere i propri diritti, con il datore di lavoro che non avrà alcuna possibilità di evitare il pagamento della tredicesima.