Non tutti sono disposti ad affidarsi ad Airbnb. Per l’affitto di casa si può provare un’altra soluzione, è più sicura e si pagano meno tasse: ecco cosa fare.
Negli ultimi anni, in molti si sono affidati alla piattaforma Airbnb (Air Bed & Breakfast) per affittare casa. Stiamo parlando di un servizio online che mette in contatto gli host, ovvero coloro che decidono di affittare degli alloggi, con i viaggiatori in circa di una sistemazione per un breve periodo. Grazie agli oltre 5 milioni di annunci in più di 220 paesi, questa piattaforma si è affermata come alternativa ideale agli hotel tradizionali.

Esattamente come in molte altre cose, anche Airbnb ha i suoi lati positivi e negativi. Sicuramente è un metodo comodo per poter prenotare un viaggio, così come mettere in affitto camere o una struttura intera. Tuttavia, in molti sapranno che le commissioni che il servizio addebita sono piuttosto elevate, tanto che si parla dal 3% al 15% su ogni prenotazione per gli hot. Detto ciò, fortunatamente c’è un altro metodo sicuro che permette di mettere la casa in affitto senza pagare troppe tasse.
Casa in affitto senza Airbnb: ecco cosa fare per andare sul sicuro
Per evitare di usare la piattaforma Airbnb e mettere la propria casa in affitto senza problemi, il segreto è stipulare un bel contratto a canone concordato. Si tratta di un’ottima soluzione da prendere seriamente in considerazione in quanto solleva da ogni dubbio o difficoltà i proprietari degli immobili che devono andare in affitto.
La fonte di riferimento per quanto riguarda le informazioni in merito alla cedolare secca al 10% e alla riduzione dell’IMU per questo genere di contratti concordatari è la Legge 431/1998. La normativa disciplina la locazione di immobili ad uso abitativo, comprese le successive modiche, tra le quali c’è la Legge 160/2019.

Come previsto dall’art. 3, comma 2, del Decreto Legislativo 23/2011, dal 1° gennaio 2020, la Legge 160/2019 ha ridotto l’aliquota della cedolare secca, facendola passare dal 15% al 10%. Per quanto riguarda, invece, la riduzione IMU, l’art. 1, commi 53 e 54, della Legge 208/2015, ha stabilito che dal 2016 l’aliquota sarà applicata secondo quanto stabilisce il Comune nella misura ridotta al 75%.
È bene sottolineare che l’agevolazione dell’IMU viene applicata al di là della locazione dell’immobile di riferimento e non richiede requisiti, come l’abitazione principale dell’inquilino o l’ubicazione in Comuni ad alta tensione abitativa.
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Casa in affitto con contratto a canone concordato: i requisiti
Il contratto a canone concordato, che permette sia al proprietario che all’inquilino dell’immobile di poter accedere a diverse agevolazioni fiscali (riduzione cedolare secca e riduzione IMU), si può stipulare ma solo alla presenza di alcuni requisiti che bisogna provare, altrimenti non si può procedere con la sottoscrizione.

L’art. 2 al comma 3 sottolinea che, a differenza dei contratti di affitto a formula libera, i contratti a canone concordato prevedono che il costo della locazione sia fissato in base a ciò che è previsto dagli accordi locali delle organizzazioni delle proprietà edilizie e delle organizzazioni dei conduttori più rappresentative.
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Un altro requisito da tenere in considerazione è la durata dei contratti che prevedono la formula 3+2, in base alla proroga biennale, tutte e due le parti possono concordare un rinnovo in merito alla nuove condizioni di locazione. Nel caso in cui non ci fosse una comunicazione, il contratto viene rinnovato tacitamente.