Molte persone si chiedono se, continuando a pagare il canone d’affitto, possono continuare a vivere in casa anche dopo la scadenza dei 4 anni.
Andare a vivere in affitto rappresenta una soluzione valida per tante persone. Questa scelta consente loro di ottenere l’indipendenza anche senza avere la cifra necessaria per l’acquisto di una casa di proprietà. L’argomento è regolato da norme ben precise. È importante conoscerle tutte per sapere come agire. Il contratto, in tali situazioni, può essere un valido strumento, ma c’è una domanda che tanti affittuari continuano ancora a porsi.
I dubbi riguardano il comportamento da adottare dopo la fine dei primi 4 anni. C’è chi ritiene di poter restare in casa anche in assenza di un nuovo contratto. Continua a pagare il contratto, senza approfondire la questione. Altre persone, invece, pretendono il rinnovo da parte del locatore. Ecco che cosa dice la Legge.
Pagare l’affitto dopo la scadenza del contratto per poter restare in casa: ecco se è possibile farlo davvero
Gli affitti sono regolati da norme precise. Non è possibile lasciare niente al caso. Sia i locatori che gli affittuari devono essere a conoscenza della Legge. L’argomento è delicato e presenta molteplici sfaccettature. Non ci si può limitare a raccogliere informazioni vaghe, senza dare uno sguardo approfondito alla materia. Il rischio è quello di ritrovarsi in una situazione spiacevole e sanzionabile.
Una delle domande più gettonate è legata ai tempi di permanenza negli appartamenti in affitto. Alla fine dei 4 anni, tante persone non sanno come comportarsi. È importante partire dall’inizio. Il canone libero prevede 8 anni, con la formula 4+4. Per dare una risposta, quindi, bisogna analizzare le azioni del locatore. In assenza di un suo intervento, dopo la conclusione dei primi 4 anni, scatta il rinnovo automatico del contratto. Non c’è bisogno di formalizzarlo, perché è la norma a stabilirlo. L’affittuario, quindi, dovrà limitarsi a pagare l’affitto come ha sempre fatto.
Il problema si presenta nel momento in cui il locatore desidera interrompere il contratto. In questo caso, dovrà mandare una lettera di disdetta formale prima dei sei mesi dalla scadenza. Il destinatario, se l’ha ricevuta in tempo, sarà costretto ad attenersi a quanto scritto. Continuare a pagare l’affitto non gli dà diritto di restare in casa. Il proprietario dell’immobile può accettare i suoi soldi, ma procedere ugualmente con lo sfratto.
Una disdetta ricevuta in ritardo, invece, non avrà effetti sulla vicina scadenza, ma solo su quella successiva. L’affittuario potrà continuare a vivere tranquillamente nell’appartamento. La Suprema Corte ha esplicitato questo concetto attraverso numerose sentenze. Tra queste è presente anche la n. 10963/2010 che recita queste parole: “Ove accada che il locatore abbia manifestato la volontà di disdettare il contratto, la condotta fattuale di continua occupazione locativa e il pagamento del canone, non sono elementi utili e sufficienti a ritenere automaticamente rinnovata la locazione“.
Leggi anche: Casa in affitto incluse le spese, il canone RAI è incluso nel prezzo? La cosa da sapere prima di firmare il contratto
Cosa succede se l’affittuario si rifiuta di andare via
Un affittuario, dopo la scadenza del suo contratto e dopo aver ricevuto la disdetta da parte del locatore, deve assolutamente lasciare l’abitazione. Non può pretendere di continuare a stare al suo interno solo perché paga l’affitto. Davanti a un suo rifiuto, il proprietario della casa ha il diritto di rivolgersi immediatamente al tribunale per chiedere di avviare la procedura di sfratto.
È utile anche rivolgersi a un avvocato per inviare una lettera di diffida. A livello legale, non è necessario farlo, ma può essere un valido strumento per sistemare la situazione in modo amichevole, senza dover ricorrere a soluzioni più drastiche.
Leggi anche: Pagava regolarmente l’affitto, ma era morto da anni: la tremenda scoperta nell’abitazione
Lo sfratto, purtroppo, ha tempi lunghi. Si può arrivare addirittura a 12 mesi. Trascorso questo periodo, diventa esecutivo, con il coinvolgimento dell’ufficiale giudiziario.