Le terapie intensive di Atri, Giulianova e Sant’ Omero, nel secondo semestre del 2019, seguendo il progetto della ASL di Teramo di umanizzazione delle cure, hanno rivisto le procedure di gestione di accoglienza e gestione dei familiari dei pazienti.
Accogliere con flessibilità di orari i familiari e permettere loro una presenza in reparto e’ una cura preziosa che permette ai pazienti e ai loro familiari di vivere le tragedie con un impatto più contenuto. Il progetto regionale pilota, ha visto l’esperienza di Teramo, nel 2018 un modello organizzativo, allineato con gli studi scientifici, che dimostrano quanto la presenza dei familiari in Terapia intensiva, sia vantaggiosa per i pazienti e per la stessa famiglia perché abbatte il muro delle difficolta di comprensione di eventi tragici, terapie e interventi ad alta complessità di cura.
Oltre il 40% del personale medico e infermieristico ha avuto esperienza diretta di paziente o familiare, e questo ha aiutato a comprendere che il vecchio modello di chiusura dei reparti, oltre ad essere scientificamente superato è umanamente distante dal valore del prendersi cura.
Il personale dei reparti di rianimazione degli ospedali ha per i 2/3 una esperienza di servizio in cure intensive di oltre 10 anni e questo ha facilitato il percorso formativo che in 10 mesi ha coinvolto i 60 professionisti dei 3 ospedali. Il dipartimento, diretto dal dr. Stefano Minora, vede così le 4 terapie intensive della ASL di Teramo, allineate nelle procedure della presa in carico dei pazienti e della comunicazione interna ed esterna.
In un congresso scientifico che si terra domani a Giulianova, si potranno condividere con gli specialisti dei tutta la regione, i risultati di un progetto complesso ma di alto spessore umano.
Esperti nazionali e locali domani a confronto per una sanità dialogante e capace di integrare sviluppi tecnologici e umanizzazione. Ridurre lo stress da ricovero e migliorare le alleanze terapeutiche sono pratiche di una medicina sicura e possibile.