È stata bloccata la demolizione in via Giovanni XXIII a Colleatterrato: a frenare le operazioni di abbattimento e di ricostruzione post sisma di quattro palazzine Ater, sgomberate dopo il drammatico terremoto del 2016, sono stati alcuni inquilini che si sono rifiutati di consegnare le proprie chiavi degli appartamenti alla ditta che dovrà poi occuparsi di effettuare i lavori.
Ricordiamo che alcuni sfollati si sono presentati in via Giovanni XXIII, dove ad attenderli c’era un responsabile della società che ha preso in carico i lavori, e che proprio questa circostanza sarebbe tra le ragioni alla base della protesta.
Gli inquilini contestano infatti la presenza della sola ditta e la mancata partecipazione dell’Ater, oltre alla presunta mancanza di chiarezza da parte dell’azienda sui progetti di ricostruzione delle palazzine. Non solo: in aggiunta a ciò, fra le criticità lamentate, ci sarebbe anche lo scoglio dei mobili che sono ancora presenti all’interno di diversi appartamenti interessanti dalle operazioni.
Le famiglie interessate da questi interventi affermano infatti di non avere la possibilità di spostarli e di custodirli altrove né di smaltirli. Motivazioni che, cumulativamente, hanno dunque spinto alcuni sfollati delle palazzine di via Giovanni XXIII a non consegnare le chiavi dei propri appartamenti alla ditta, aprendo di fatto la strada a ulteriori ritardi legati alla ricostruzione.
I cittadini bloccano le demolizioni
Ricordiamo anche che le indagini effettuate dall’Ater sulle quattro palazzine oggetto dei lavori avevano fatto emergere la presenza di lesioni tali da richiedere l’abbattimento, non essendo facile né economico intervenire sull’esistente.
Si è dunque deciso di perseguire l’iter della demolizione stanziando 10 milioni di euro e, da previsioni, a giorni il cantiere sarebbe dovuto ripartire. Tuttavia, come abbiamo già ricordato qualche riga fa, all’interno degli appartamenti ci sono anche dei mobili e gli sfollati ricordano come l’Ater, tempo fa, ipotizzò la messa a disposizione di alcuni capannoni dove in cui sarebbe stato possibile spostare temporaneamente gli arredi.
La possibilità così prospettata, però, sarebbe andata in fumo e alcuni inquilini hanno annunciato un esposto in Procura contro l’Ater che avrebbe fornito senza preavviso i loro dati sensibili alla ditta delegata al recupero delle chiavi.
Dal canto suo, l’Ater preferisce non rilasciare dichiarazioni sulla vicenda, limitandosi a segnalare come appaia “ai limiti della legalità” il comportamento di alcuni inquilini, e di essere in valutazione di possibili azioni legali per superare il blocco dei lavori.