Teramo. Enpa, LAV e LNDC ricorrono contro l’abbattimento cosiddetto selettivo delle volpi nella Provincia di Teramo. Il TAR conferma la possibile illegittimità di un articolo della Legge Regionale che consente ai cacciatori di occuparsi del controllo delle popolazioni selvatiche e rimanda la questione alla Corte Costituzionale.
Nel mese di marzo 2016 la Provincia di Teramo varò un piano di controllo triennale delle popolazioni delle volpi. Secondo quanto affermato dall’Ente, tale misura si rendeva necessaria per “ridurre l’entità dei danni arrecati alle altre specie di fauna, agli animali domestici e all’uomo e al fine di porre in essere un intervento a tutela della biodiversità”. L’esigenza, sempre secondo l’Ente, era stata sollevata dalle “molteplici sollecitazioni del mondo agricolo e venatorio per la predazione della piccola selvaggina e alle esigenze di riequilibrio delle alterazioni della flora e della fauna selvatica”. Infine, in base all’articolo 44 della Legge Regionale 10/04, tale piano di abbattimento cosiddetto selettivo poteva essere realizzato direttamente dai cacciatori.
Enpa, LAV e LNDC, le principali Associazioni di protezione animali in Italia, non potevano certo restare a guardare e presentarono un ricorso al TAR de L’Aquila per sospendere il provvedimento e contestarne la legittimità. In particolare, tramite il lavoro degli avvocati Michele Pezone e Valentina Stefutti, le Associazioni hanno contestato la costituzionalità proprio dell’art. 44 della LR 10/04. La Legge Quadro 157/92, infatti, prevede che l’abbattimento selettivo possa essere realizzato solo da guardie venatorie, che possono avvalersi anche di proprietari dei fondi muniti di licenza di caccia, oltre a guardie forestali e guardie comunali. La Legge Regionale abruzzese, invece, allarga arbitrariamente tale facoltà ai cacciatori tout court, basta che siano nominati dall’Ente.
Dopo due anni dalla presentazione del ricorso, il TAR de L’Aquila ha dato ragione a Enpa, LAV e LNDC, riconoscendo la dubbia legittimità di quella parte della Legge Regionale e rimandando la questione alla Corte Costituzionale. “Siamo molto soddisfatti di questa decisione del TAR”, affermano le associazioni.
“Quella venatoria è una lobby abituata a ricevere trattamenti di favore da una parte del mondo politico, che spesso adotta provvedimenti palesemente illegittimi e in contrasto con le norme nazionali pur di accontentare i cacciatori, nel tentativo di racimolare consensi. Portare la legge Regionale sulla caccia al giudizio della Corte Costituzionale, rappresenta un atto concreto di contenimento delle pretese dei cacciatori che pensano di poter avere il diritto di decidere della vita e della morte degli animali selvatici che, è bene ricordarlo, secondo la legge sono patrimonio indisponibile dello Stato e pertanto appartengono a tutti noi”, concludono le associazioni.