Momenti davvero drammatici quelli trascorsi questa mattina nel centro della città abruzzese per la clamorosa protesta messa in piedi da alcuni lavoratori
Un cantiere come tanti. Un’ opera di urbanizzazione in una delle zone di Pescara dove la crescita edilizia è maggiore, nuovi insediamenti abitativi per una città che continua a crescere così come i suoi abitanti. Soltanto che tanti di questi cantieri sono affidati a una manodopera straniera, nord africani, maghrebini, egiziani e tunisini, che lavorano instancabilmente per tante, troppe ore al giorno, sicuramente pagati meno di quanto dovrebbe essere loro corrisposto.

E se la voglia di integrarsi nel tessuto sociale è pari alla necessità di trovare un nuovo scopo alla vita, che li ha portati a emigrare dall’altra parte del Mediterraneo per provare a disegnare un futuro diverso, almeno che questa fatica venga se non giustamente retribuita almeno riconosciuta nei tempi e nei modi giusti, altrimenti il malcontento potrebbe portare anche a proteste clamorose.
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Manodopera a basso costo
Egitto, Tunisia, Marocco e chissà da quale altro posto. Questi sono i paesi d’origine di tutta quella manodopera a basso costo che in Italia riesce comunque a trovare una collocazione nei tanti cantieri edili sparsi nelle nostre regioni. Un costo più basso per le ditte che costruiscono gli edifici e un lavoro comunque importante per chi ha provato a dare una svolta alla propria esistenza sbarcando in Italia in cerca di fortuna.

Sono tanti infatti quelli che, dopo aver lasciato a casa il resto della propria famiglia, prova in maniera onesta una nuova strada dalle nostre parti. Situazioni sempre difficili per delle minoranze che comunque rischiano sempre di essere sfruttate, ecco perchè oggi nel centro di Pescara, in uno dei cantieri edili di via Raffaello Sanzio, alcuni operari di una ditta locale, che stavano lavorando alla costruzione di un fabbricato, hanno pensato bene di inscenare una clamorosa protesta.
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Attimi di grande tensione
Sono stati momenti di grande tensione e paura quando, intorno alle ore 10 di questa mattina, quattro operai di origine tunisine sono saliti sulla gru del cantiere minacciando di gettarsi nel vuoto. Una protesta clamorosa per cercare di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica e di convincere la ditta per la quale lavorano a pagargli regolari stipendi, che invece tardano ad arrivare addirittura da sei mesi. “Il nostro responsabile dice sempre che ci pagherà, domani, dopodomani, ma poi i soldi non arrivano mai”, urla da molti metri d’altezza uno degli operai, “molti di noi hanno le famiglie a casa, in Tunisia, e non sanno come dire loro che dall’Italia non può arrivare nemmeno un centesimo”.

E allora hanno pensato bene, in un momento così disperato, di fare un’azione eclatante. “Non posso mangiare, vivo in condizioni disumane, senza acqua né riscaldamento. Eppure lavoro nove ore al giorno, dalle 8 alle 17, sei giorni su sette, dal lunedì al sabato”, ripete disperato un altro operaio sempre sulla gru. Un gesto che nelle loro speranze potrà sbloccare la situazione, facendogli arrivare gli stipendi al più presto. Gli stessi operai hanno chiamato le forze dell’ordine e i Vigili del Fuoco che una volta accorsi sul posto però li hanno soltanto visti ridiscendere a terra senza conseguenze.