Sulmona. Esperti a confronto sulla sismicità della Valle Peligna, sulla conoscenze acquisite e su quelle che possono essere le forme di prevenzione. Una prevenzione che deve essere fatta e pianificata oggi, senza sottovalutare nessun segnale che possa in apparenza sembrare marginale. Il monito è stato lanciato nei giorni scorsi, nel corso di un convegno-dibattito organizzato dal Rotary Club di Sulmona al quale hanno preso parte esperti di sismologia, ingegneria e geologia sui rischi che la faglia del Monte Morrone possa anche “risvegliarsi” in tempi geologici relativamente brevi.
Prevedere in anticipo e con certezza fenomeni sismici, in questi casi, non è possibile, ma prevenire i rischi e gli effetti sì. Temi questi che sono stati sviscerati dai vari relatori: Giusy Lavecchia (ordinario di geologia all’Università di Chieti), Gaetano De Luca (responsabile delle rete di monitoraggio sismico abruzzese), Christian Del Pinto (responsabile scientifico del Centro funzionale protezione civile Molise), Michele Tataseo (docente di consolidamento edifici storico Università La Sapienza). “ Di una faglia” spiega Giusy Lavecchia, “è importante conoscere sia profondità che dimensione poiché sono proprio questi i parametri fondamentali in base a cui ,attraverso relazioni sismologiche ,si possono ottenere informazioni sulla massima energia rilasciabile. Il tempo di ricarica di una struttura è tanto maggiore quanto maggiore è la magnitudo di un terremoto ad esso associata. Attenzione focalizzata quindi sulla faglia del Morrone (Sulmona-Porrara) ,attiva ed estremamente pericolosa perché non vi sono terremoti storici relativamente recenti associabili a questa struttura molto lunga. A complicare la situazione nell’area Maiella-Sulmona ci sono della faglie inverse molto importanti che emergono in superficie verso la zona più costiera di Lanciano-Ortona, ma che si immergono verso ovest al di sotto dell’area di Sulmona. Analizzando dunque la geometria possibile delle strutture in profondità,si evidenzia che nell’area di Sulmona esiste una doppia possibilità di terremoti:terremoti più superficiali,tra i 10-15 km associati alla faglia del Porrara, e terremoti più profondi associati alla faglia più esterna che possiamo incontrare nella verticale di Sulmona ad una profondità di 25-30 km. Da studi di dettaglio realizzati presso il Laboratorio di Geodinamica e Sismogenesi del Dip.di Scienze della Terra dell’Univ.di Chieti, emerge che gli unici terremoti storici (1706-1881-1933) associabili a quest’area sono dovuti alla struttura esterna costiera, non essendoci quindi testimonianze dell’attivazione della faglia del Morrone negli ultimi 2000 anni, la probabilità che essa possa attivarsi in tempi geologicamente brevi è significativa. L’unico tipo di previsione che si può fare attualmente è di tipo probabilistico, basandoci su una carta di pericolosità sismica realizzata dall’Università di Chieti, Dip.Scienze della Terra, all’interno di una convezione con la regione Abruzzo nel 2006. Denuncia la Prof.ssa Lavecchia :”Consegnammo alla Regione le carte probabilistiche, esito di un lavoro per cui siamo stati pagati. Le aree più pericolose risultavano essere quella aquilana e quella di Sulmona. Se realizzassimo la stessa carta oggi, l’area aquilana sulla mappa non risulterebbe più evidenziata ,dal punto di vista probabilistico, l’area di Sulmona sì. Poiché la previsione probabilistica è possibile,quello che dobbiamo chiedere agli amministratori, cosa che abbiamo provato a fare nel 2006 ma non ci hanno dato risposta,è la messa in sicurezza di scuole, edifici pubblici ed anche delle nostre case. Qui ci sono tutte faglie attive. Dal terremoto dell’Irpinia le conoscenze geologiche e sismologiche sono aumentate incredibilmente ,mentre dal punto di vista della prevenzione la situazione è sostanzialmente invariata. Pertanto il nostro lavoro di ricercatori diventa inutile,puro esercizio accademico. Dobbiamo prendere coscienza che il nostro territorio è altamente sismico e muoverci in questa direzione: prevenzione. Prevenzione è anche pre-allerta. E’ necessario un monitoraggio, incrementando le stazioni di rilevamento delle reti sismiche locali, che vanno a rendere capillare la sorveglianza sismica sul territorio rispetto alla più sguarnite rete nazionale e che possono darci informazioni su eventuali anomalie di una situazione locale”. Sulla questione della peculiarità dei una rete locale, punta l’indice Gaetano De Luca. “Lo stato della rete sismica abruzzese” spiega De Luca, “ ha sofferto sin dalla sua nascita nel 1991 di un totale disinteresse da parte della amministrazioni locali per quanto riguarda potenziamento e manutenzione, affidati totalmente alla volontà di un singolo professionista che continua ad operare e a consentire un’alta efficienza della rete nonostante la carenza di mezzi a disposizione. Proprio in base alle rilevazioni della nostra rete regionale è possibile affermare che attualmente la microsismicità si è normalizzata per quanto riguarda la zona a nord di L’Aquila. Non si può dire lo stesso per l’attività riguardante la zona a sud (Velino-Sirente),c he continua a presentare decine di eventi al giorno. Monitorare questo territorio è importante: di fatto un evento di magnitudo 6.3 si configura come un terremoto appenninico piccolo”. Prevenzione e monitoraggi che, inevitabilmente, non possono non interessare un territorio più ampio che varca gli aridi confini territoriali tra una regione e l’altra. “ In Molise” sottolinea Christian Del Pinto, “ non è stato esclusivamente un ente di ricerca o un’università a proporre, per motivi puramente “accademici”, il monitoraggio sismico del territorio. In seguito al terremoto del 2002, quando per il crollo della scuola di San Giuliano di Puglia morirono 27 bambini, è stata la stessa Regione ad intervenire attivamente per dare risposte all’esigenza dei cittadini e fornir loro una sorveglianza sismica di alta qualità, così come lo stesso Servizio Regionale per la Protezione Civile ha provveduto istituzionalmente a pronunciarsi contro tutti coloro che avessero fatto allarmistici proclami e previsioni su imminenti eventi disastrosi. Ciò è stato possibile grazie al continuo e serrato dialogo tra il politico ed il responsabile della rete sismica locale su eventuali anomalie sismiche in atto. Questo in Abruzzo non è stato fatto, non si continua a fare e si aggrava la situazione ipotizzando di spendere soldi pubblici per la creazione di una “rete antisismica” priva di qualsiasi comprovata ed oggettiva validità scientifica”. Michele Tataseo, invece, evidenzia come “prevenzione consista anche nella conoscenza della vulnerabilità e delle caratteristiche degli edifici: una puntuale fase di diagnostica, consente di effettuare interventi adeguati, meno costosi, rispetto ad interventi generalisti e soprattutto realmente funzionali allo scopo per i quali sono stati previsti”. Il geologo Antonio Mancini, moderatore del dibattito, sottolinea l’importanza di aver lanciato un chiaro messaggio sulla situazione a rischio e sollecita a tutelare preventivamente il centro storico della città di Sulmona, prima che sia troppo tardi, dato che nella conca peligna sono stati evidenziati effetti di amplificazione di sito analoghi a quelli rilevati attraverso gli studi censurati del Dott. De Luca nel 1999 per alcune zone dell’aquilano. ” Quando costruiamo”, dice, “noi ci troviamo ad affrontare qualcosa di diverso rispetto ai termini previsti dalla normativa entrata in vigore,per questo è importante il monitoraggio capillare e valutare la risposta sismica locale”.
L’appello alle istituzioni. Monica Pilolli,ragazza aquilana che ha documentato l’intervento dei tecnici, gli appelli lanciati e l’ assenza delle figure istituzionali preposte, che troppo spesso e con troppa leggerezza declinano inviti a partecipare a dibattiti informativi sulla nostra situazione geologica e sismica a meno che non siano proposti da “nicchie” in stato di grazia, sollecita la Presidente della Provincia Stefania Pezzopane, il Presidente Chiodi e l’Assessore Regionale alla Protezione Civile Daniela Stati alla convocazione immediata dei tecnici che in tale convegno si sono così pesantemente esposti per il bene collettivo esulando da qualunque giro pre-affaristico esistente. La ragazza aggiunge :”Ora che anche dai vertici dell’INGV è arrivata l’esortazione ai nostri “accorti” politici a provvedere immediatamente a dare seguito alle segnalazioni di questi scienziati, che forse meriterebbero di essere ascoltati molto attentamente invece di essere evitati, l’indifferenza politica fin qui adottata non schermerà questa volta da future probabili accuse di una eventuale procurata strage,scotto pagato da vite innocenti per la noncuranza fin qui dimostrata. Appello comune alla politica sorda e ad ai miei concittadini tutti: la prevenzione non paga in termini di ritorno elettorale ,soprattutto se chi ha potere di voto naviga nell’ignoranza. Per questo,è importante formare ed informare”.
Luca Zarroli