Influenza aviaria, l’allarme è globale: secondo gli scienziati una mutazione potrebbe scatenare la prossima pandemia
L’influenza aviaria torna a far paura e gli esperti sanitari lanciano l’allarme. Il virus H5N1 negli ultimi anni ha mostrato una capacità di diffusione senza precedenti e potrebbe avvicinarsi a una mutazione cruciale. Questa, infatti, sarebbe in grado di facilitarne la trasmissione tra gli esseri umani.
La variante H5N1 ha esteso la sua portata in particolare negli ultimi quattro anni. In questo lasso di tempo ha infatti raggiunto luoghi fino a questo momento incontaminati, come ad esempio l’Antartide. Da ottobre 2021, oltre 300 milioni di volatili sono stati abbattuti o uccisi a causa del virus. Questo ha colpito anche 315 specie di uccelli selvatici in 79 Paesi, secondo l’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale.
Ma il salto di specie è ciò che preoccupa di più. Mammiferi come le foche, cibandosi di uccelli infetti, sono stati coinvolti in morie di massa. E ora, per la prima volta, l’H5N1 si è diffuso tra le mucche da latte negli Stati Uniti.
Secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), 58 persone negli Stati Uniti sono risultate positive al virus nel 2024. In almeno due di questi casi non è stata individuata alcuna esposizione diretta ad animali infetti. La scoperta di anticorpi in otto lavoratori di allevamenti suggerisce che potrebbero esserci molti casi non rilevati, con un tasso di infezione stimato intorno al 7%.
Le parole degli scienziati sul pericolo aviaria
L’epidemiologa statunitense Meg Schaeffer ha espresso preoccupazione: “L’influenza aviaria sta bussando alla porta. Una pandemia potrebbe scoppiare da un momento all’altro”. La ricerca sotto questo punto di vista non lascia spazio a dubbi, sottolineando come il virus H5N1 sia “a un semplice passo” dal diventare più pericoloso per gli esseri umani. La rivista Science in un suo articolo ha dimostrato come la variante che infetta i bovini negli Stati Uniti necessiti di una sola mutazione per riuscire a trasmettersi più efficacemente tra gli uomini.
Un caso recente in Canada conferma la tendenza evolutiva: il sequenziamento genetico del virus trovato in un adolescente gravemente malato ha evidenziato una crescente capacità di legarsi alle cellule umane. Secondo il virologo Ed Hutchinson dell’Università di Glasgow, il rischio non è immediato, ma il panorama si complica ogni volta che il virus infetta una nuova specie: “Più animali sono coinvolti, maggiore è la probabilità che si adatti per colpire anche l’uomo”.
Se dovesse verificarsi il salto definitivo tra gli esseri umani, gli scenari sarebbero preoccupanti. Come riportato dall’OMS, l’H5N1 è stato fatale in quasi il 50% dei 904 casi umani registrati dal 2003. Ad aggravare la situazione, poi, poiché gli esseri umani non sono mai entrati realmente a contatto con il virus, non hanno neanche sviluppato alcuna immunità naturale contro di esso.
Nonostante tutto questo, vi sono anche ragioni per un cauto ottimismo. Tom Peacock, virologo dell’Imperial College di Londra, sottolinea: “Abbiamo antivirali e vaccini già disponibili, un vantaggio enorme rispetto al Covid-19”.