La situazione delle famiglie che pagano un affitto a Pescara e in altre zone dell’Abruzzo si è recentemente fatta critica, con il lancio del bando comunale per l’assegnazione del contributo statale a sostegno del pagamento del canone di locazione per il 2022.
Può sembrare un paradosso, ma è proprio il bando comunale ad aver creato un serio problema alle persone che vorrebbero il contributo affitti erogato dallo stato. La pubblicazione di questo bando è avvenuta il 13 ottobre e ha sollevato numerose perplessità, in quanto il termine per presentare le domande scade il 23 ottobre, lasciando alle famiglie appena undici giorni per completare una serie di documenti richiesti. Questo limitato periodo di tempo ha generato rabbia tra gli inquilini, portando il Sicet (sindacato inquilini, casa e territorio) a esprimere il proprio disappunto.
Alberto Corraro, responsabile del Sicet, ha affermato che questa tempistica estremamente stretta rischia di escludere molte delle circa 300 famiglie che vorrebbero presentare domanda. Molti non saranno in grado di raccogliere tutti i documenti richiesti e depositare la domanda in tempo, mentre coloro che ci riusciranno dovranno affrontare una corsa contro il tempo.
Nessuna proroga per gli inquilini abruzzesi
Il Sicet ha tentato di negoziare con il Comune per ottenere un prolungamento del termine fino al 13 novembre, ma ha ricevuto una risposta negativa, poiché il Comune è obbligato a rispettare i limiti temporali stabiliti dalla regione Abruzzo, limiti che, secondo il Sicet, sono incomprensibili e dannosi per le famiglie più vulnerabili di Pescara.
A questa situazione si aggiunge anche l’apprensione per i fondi stanziati per le famiglie che potrebbero non arrivare mai a destinazione a causa del mancato finanziamento da parte del Governo. Questa decisione va a ridurre o cancellare le politiche abitative in un momento storico in cui dovrebbero essere rafforzate e ampliate per affrontare la crescente povertà delle famiglie italiane. Le politiche abitative sembrano non voler soddisfare un bisogno primario, quello della casa, sebbene siano chiamate a farlo con prontezza, ma al momento non c’è una risposta adeguata o completa da parte delle istituzioni.
Inoltre, il contributo previsto può raggiungere un massimo di 3.100 euro e dipende dal reddito lordo del nucleo familiare e dal canone annuo di locazione. L’ISTAT stima che il canone medio mensile si aggira intorno ai 450 euro, ma con le spese condominiali in costante aumento, queste spese possono consumare fino al 50% del reddito disponibile delle famiglie più vulnerabili, portando a un incremento significativo degli affittuari morosi che non riescono ad andare di pari passo con gli aumenti e i loro obblighi condominiali.