Taglio del Parco del Sirente-Velino. Gli ambientalisti: errori della Regione rispetto alle norme europee

Il taglio del Parco del Sirente-Velino per migliaia di ettari porta con sé un grave errore di fondo da parte della Regione Abruzzo, quello della rispondenza alle norme europee sulla conservazione di specie e habitat che richiedono di migliorare e aumentare le tutele e non certo di diminuirle.

 

La Regione in questi mesi ha ripetuto fino alla sfinimento: le aree escluse dal Parco resteranno comunque Zona di Protezione Speciale (ZPS) di carattere europeo. Primo errore di carattere concettuale: allora non è vero che sono aree di minore importanza, come hanno cercato di sostenere allo stesso tempo! Questa illogicità da sola smonta l’operazione che riduce le tutele per queste aree. Poi vi è un palese errore di tipo più tecnico. Nel siti della Rete Natura2000 (SIC-ZSC e ZPS) la Commissione Europea richiede specifiche misure di protezione, quelle cosiddette “sito-specifiche”, per la quale l’Italia, non avendole individuate per tempo, era addirittura andata in procedura d’infrazione comunitaria.

 

Per il Sirente-Velino furono elaborate grazie a fondi europei del Piano di Sviluppo Rurale che pagarono gli studi scientifici svolti nel 2013-2014 per la redazione del Piano di gestione di SIC e ZPS; grazie alle risultanze di queste ricerche la Giunta regionale qualche anno più tardi riuscì – di corsa e sotto la pressione del Ministero dell’Ambiente – a varare le misure sito-specifiche evitare le eventuali multe derivanti dalla procedura d’infrazione. Il punto è il seguente: queste ricerche diedero ovviamente per scontato che queste aree – escluse ieri – ricadevano in un parco regionale, con tutti i suoi vincoli.

 

Quindi, non avendo la palla di vetro sulle future intenzioni di escludere queste aree in futuro dall’area protetta, le misure sito-specifiche furono ovviamente “tarate” dando per scontato che nei siti di riproduzione di Aquila reale, lanario, falco pellegrino ecc. vi erano appunto i vincoli di un parco, come, ad esempio, il divieto di caccia ma non solo. Attività venatoria che oggi invece viene riaperta.

Arriviamo quindi al paradosso che questi siti di riproduzione di specie rare a livello europeo avranno un livello di protezione che non rispetta gli standard comunitari, non essendo state elaborate misure che tenessero conto di questa novità dell’esclusione delle aree dal Parco. La Regione Abruzzo, con il provvedimento di taglio, non si è neanche attrezzata per garantire in qualche modo forme di tutela specifiche per le aree oggi escluse dall’area protetta con un modo di fare che evidenzia la superficialità nel trattare materie così delicate come il futuro delle specie di interesse comunitario. Vedremo se Governo e Commissione Europea accetteranno questa gara al ribasso rispetto alla conservazione dei siti di riproduzione di questi rari animali.

 

Scelta insensata. Il Partito Democratico ha già a più livelli, nei mesi scorsi, manifestato l’assoluta contrarietà alla riperimetrazione e alla riduzione dell’area del Parco Sirente – Velino fortemente voluti dalla Giunta regionale. Ora che questa disposizione è stata approvata dal Consiglio regionale, non possiamo che tornare a sottolinearne la totale insensatezza”: a dichiararlo è Michele Fina, segretario del Partito Democratico abruzzese. Fina sottolinea che “nel momento dell’avvio concreto del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che deriva dal piano Next Generation EU fondato sugli incentivi all’innovazione e alla transizione a un nuovo modello economico basato sulla sostenibilità, si ripropongono logiche consunte, dove l’ambiente e l’ecologia vengono considerati vincoli per lo sviluppo piuttosto che opportunità.

E’ una scelta che esemplifica in modo stucchevole la visione o meglio, la totale mancanza di visione di questa amministrazione regionale. Invece di adoperarsi e coinvolgere operatori e portatori di interessi su progetti che, sulla base dei nuovi paradigmi, siano in grado di intercettare le opportunità di sviluppo, a cominciare dalle nostre aree interne che potrebbero beneficiare di prospettive promettenti nella nuova fase che si è aperta, si gioca al ribasso”.

 

La posizione del WWF. L’Abruzzo da ieri è più povero, passa in Consiglio regionale la proposta di legge sulla “Nuova disciplina del Parco naturale regionale Sirente Velino e revisione dei confini” che vede la riduzione di ben oltre 10.000 ettari dell’unico Parco regionale della Regione Abruzzo, addirittura maggiore di quella ipotizzata nelle proposte finora esaminate. Nei mesi scorsi le Associazioni ambientaliste hanno messo in atto una grande mobilitazione, la petizione on line ha raggiunto quasi 128.000 firme, cinquanta personalità della scienza e della cultura abruzzesi e italiane hanno firmato un appello rivolto al Presidente della Regione e all’Assessore all’ambiente, è nato un comitato di cittadini, sono stati pubblicati articoli sulla stampa, anche su testate importanti a livello nazionale portando la discussione e la richiesta di scongiurare la riduzione del Parco su un piano di attenzione più ampio di quello locale. Nonostante questo, la Regione Abruzzo è rimasta sorda agli appelli e ha perdurato nella scelta scellerata del taglio portata a compimento nell’ultimo Consiglio. La riduzione del territorio protetto non è supportata da alcuna evidenza scientifica o di approfondimento ecologico o anche solo economico: la relazione prodotta a sostegno della scelta, di sole 3 pagine, assolutamente non sufficiente, è stata smentita punto per punto dalle 50 pagine di osservazioni inviate dalle Associazioni ambientaliste.

 

Ci chiediamo cosa sia stato raccontato ai cittadini, se sia stato detto chiaramente che tanti vincoli sul territorio ci saranno comunque indipendentemente dalla presenza del Parco regionale, ma che invece molti altri vantaggi, come i rimborsi dai danni da fauna selvatica fuori dal Parco seguiranno procedure meno snelle e più lunghe. Quali saranno i vantaggi dal punto di vista economico per un territorio che si vede privato dell’appellativo di area protetta? Ci si è chiesti, ad esempio, come i flussi turistici, sempre più indirizzati verso parchi e aree naturali, verranno penalizzati dalla scellerata immagine che dell’Abruzzo viene data con questo taglio? Le Associazioni avevano fatto, anche nelle interlocuzioni avvenute nei giorni passati, richieste precise al Presidente Marco Marsilio tramite l’Assessore Emanuele Imprudente, tutte mirate a un rilancio del Parco regionale sul territorio: l’uscita dal commissariamento che perdura per l’area protetta dal 2015 (ma lo era stata per molto tempo anche in precedenza), le nomine delle figure apicali di presidente e direttore, l’approvazione del Piano di assetto naturalistico, il coinvolgimento dei giovani residenti nei Comuni del Parco nella vita dell’area protetta, la dotazione finanziaria adeguata per il funzionamento del Parco, maggiori controlli e implementazione del profilo tecnico/scientifico. La risposta è stata solo quella di aumentare gli ettari di territorio che rimarranno fuori dal Parco regionale Sirente Velino.

 

Rispetto alla proposta iniziale sono stati reintrodotti il territorio di Tione degli Abruzzi, grazie alla richiesta dell’amministrazione comunale e due piccole aree nelle Gole di San Venanzio e nel Comune di Fagnano Alto, fra le sei gravi criticità da noi segnalate, mentre nella votazione finale è stato tolto anche il Comune di Ocre, che aveva chiesto di entrare nel Parco e poi una “manina” lo ha cancellato segretamente dalla cartografia. Vengono tenuti fuori dall’area protetta importanti corridoi faunistici per specie protette come l’Orso bruno marsicano, specie simbolo della nostra Regione, per la quale continuano a essere investite cospicue risorse sul territorio. È inaccettabile che la Regione Abruzzo, firmataria di protocolli a tutela di questa specie, citiamo il PATOM per tutti, continui a predicare bene e razzolare male.

 

A pochi giorni dagli ennesimi fatti criminosi di bracconaggio si dà un segnale nella direzione opposta a quella della conservazione e della tutela. A nulla sono valsi nemmeno i 10.000 emendamenti prodotti dai consiglieri di minoranza, che sono stati bloccati dalla maggioranza con l’espediente della “ghigliottina”. Per accontentare l’elenchetto di richieste di alcuni sindaci del territorio, motivate solo da interessi municipalistici e contrastanti con la sopravvivenza di specie protette quali camoscio, orso, lupo, aquila e tante altre, si è inferto questo grave colpo alla natura abruzzese che si ricorda essere patrimonio di tutti. Le ragioni del taglio sono state basate esclusivamente su datate richieste di alcuni enti locali, ma l’area protetta in questione è un parco regionale che è stato istituito e perimetrato dall’intera Regione e che con fondi pubblici regionali – e non comunali – è stato finanziato fin dalla sua nascita. Il Consiglio regionale si è assunto ora la responsabilità di ridurre la protezione sui territori, aprendo la possibilità all’attività venatoria, ai tagli boschivi, alle costruzioni… e di fatto mettendo a rischio la fauna protetta da leggi nazionali e internazionali.

 

I confini dell’attuale perimetro del Parco Regionale Sirente Velino sono stati così definiti al fine di raggiungere gli obiettivi di conservazione che l’area protetta si prefigge. La modifica degli stessi mette a rischio il raggiungimento delle finalità istitutive del parco compromettendo le connessioni ecologiche e la reale possibilità di conservazione di specie e habitat. Tutto questo, spiace ricordarlo, avviene nel silenzio assordante del Commissario del Parco, che mai ha preso una posizione chiara denunciando con forza l’attacco che il Parco che dovrebbe difendere stava subendo. L’Abruzzo è conosciuto e riconosciuto nella forte identità della sua natura protetta e ben conservata, è su questo punto di forza che la programmazione regionale dovrebbe puntare e costruire un rilancio del Parco basato, oltre che sulla conservazione anche sullo sviluppo del territorio, la promozione dei prodotti tipici, la crescita e la formazione degli operatori, la fiscalità di vantaggio… la scelta di ridurre il Parco regionale va invece in direzione diametralmente opposta, continua ad allontanare l’Abruzzo dal raggiungimento di tali obiettivi e fa perdere l’ennesima occasione di crescita alla nostra Regione.

 

La maggioranza di Imprudente e Marsilio, mai occupatosi della vicenda se non per rispondere maldestramente e falsamente a Fulco Pratesi, dà un colpo al futuro della nostra bella e sventurata terra, penalizza la Valle Subequana illudendola con bugie e falsità. Da questa sciagurata legge non nascerà nulla di buono ma solo distruzione e abbandono. Naturalmente continueremo la nostra battaglia, credendo nella conservazione, nella tutela, nella bellezza e quindi nel futuro.

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