Emergenza coronavirus. Turismo in crisi: si prevede l’80 per cento in meno di presenze in Abruzzo

Sarà una stagione turistica da dimenticare per l’intero comparto abruzzese e in modo particolare per quello teramano che ha sempre rappresentato oltre il 60 per cento delle presenze e degli arrivi dell’intera regione.

L’emergenza coronavirus ha letteralmente messo in ginocchio un settore che conta migliaia di imprese e offre opportunità di lavoro per tantissimi giovani. I numeri sono impressionanti e nell’arco di un solo mese si è registrato un ulteriore crollo. Le prenotazioni sono state del tutto cancellate, a cominciare da quelle che avrebbero portato i primi vacanzieri in occasione delle prossime festività pasquali.

Un’implosione verticale e per la prossima estate i numeri elaborati dalle associazioni di categoria, come Federalberghi e Assoturismo, dicono che le presenze saranno forse appena il 20 per cento rispetto agli ultimi anni. Visto che l’Abruzzo conta circa 6milioni di presenze l’anno, di cui i 2 terzi concentrati in provincia di Teramo, è facile supporre che la crisi del settore sarà profonda.

Alcuni albergatori stanno valutando seriamente l’ipotesi di non riaprire i battenti per una serie di fattori a cominciare dal rischio di un eventuale contagio che costringerebbe poi gli ospiti a restare in quarantena e con spese a carico della struttura. Inoltre, in mancanza di prenotazioni appare difficile programmare la stagione. Anche alcune strutture balneari, come stabilimenti e camping, potrebbero restare chiuse.

Dall’estero non arriverà praticamente nessuno e anche dal nord Italia, dove il virus è esploso in tutta la sua drammaticità, le partenze per le vacanze sfioreranno lo zero. Chi sceglierà di trascorrere un periodo di relax lo farà probabilmente solo nel fine settimana e chi raggiungerà le località balneari è perché abitata a pochi chilometri dal mare. Sarà quindi un turismo del mordi e fuggi.

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