Economia in Abruzzo in recupero: ma ripresa lenta. Il rapporto Svimez

Nel 2016 la ripresa dell’economia italiana si è consolidata: il prodotto è cresciuto in misura leggermente superiore (0,9%) al 2015. Il recupero appare però lento, se confrontato con l’Area dell’Euro, dove la crescita è stata doppia (1,8%) e con l’intera Unione Europea dove l’incremento è stato ancora maggiore (1,9%).

 

Secondo valutazioni elaborate dalla SVIMEZ, dopo un 2015 pressoché “straordinario” (2,1% la crescita annua, pari al doppio della media italiana) nel 2016 il PIL abruzzese (a prezzi concatenati) ha fatto registrare un modesto decremento rispetto all’anno precedente (-0,2%). Tale risultato si pone in controtendenza rispetto a quanto avvenuto nelle altre regioni meridionali. Sotto il profilo settoriale esso è addebitabile al negativo andamento della manifattura (-2,2% rispetto al 2015) e dell’agricoltura (-4,5%) non compensato dal positivo risultato dell’edilizia (2,9%) e dalla sostanziale stagnazione dei servizi.

 

Positivi i segnali provenienti dal mercato del lavoro. Gli occupati sono aumentati di circa 7 mila unità rispetto al 2015, con una crescita in termini relativi dell’1,3%. Sotto il profilo settoriale, il positivo saldo netto finale del 2016 è stato determinato quasi esclusivamente dalla forte espansione dei servizi (6.000 addetti in più, +1,9%) ed in misura molto minore da agricoltura e manifatturiero (circa 1.500 unità in più complessivamente). Nel manifatturiero la crescita dell’occupazione è risultata in linea con quella media nazionale, confermandosi ampiamente al di sopra con il livello precedente la crisi, mentre l’edilizia è tornata a contrarsi leggermente (-1,1%) ma in misura inferiore alla media nazionale.

 

Il sistema imprenditoriale abruzzese continua a evidenziare segnali di difficoltà per il fatto che perdura la diminuzione delle imprese attive (-0,3%) così come delle iscrizioni (-4,2%). Il calo consistente delle cancellazioni (-6,6%) sembra costituire una risposta che fa ben sperare per gli anni a venire. Quasi tutti i settori di attività economica mostrano segnali di sofferenza ad eccezione delle utilities e dei servizi non commerciali, in particolare quelli turistici. Persiste il processo di rafforzamento del sistema imprenditoriale dal punto di vista giuridico, attraverso la diminuzione delle imprese con forma giuridica semplice e il consolidamento delle imprese più strutturate che possono più facilmente operare sui mercati internazionali.

 

Le esportazioni abruzzesi sono state contraddistinte nel 2016 da un andamento positivo: le vendite estere dei prodotti manifatturieri hanno visto un incremento (+9,7%) assai più consistente di quello medio nazionale (+1,2%). A ben vedere, però, tale risultato è riconducibile alle performance brillanti di pochi settori, mezzi di trasporto e macchine ed apparecchiature in primis con conseguente ulteriore concentrazione della struttura dell’export regionale intorno a pochi settori.

L’edizione si conclude con una parte che riporta alcuni approfondimenti più specificamente socio demografici.

 

La società regionale risulta composta al 31 dicembre 2016 da 1.322.247 residenti, pari al 2,2% del totale nazionale, in calo dello 0,3% rispetto all’anno precedente a seguito di un tasso di crescita naturale negativo solo in piccolissima parte compensato da un tasso migratorio totale lievemente positivo. Le donne sono il 51,6%, i minori il 15,3%, assai meno che nella restante parte del Paese e, in particolare, nel Sud, gli over 80enni il 7,6%, assai più che in Italia, gli stranieri il 6,5%. L’incremento della popolazione anziana, la riduzione di quella giovane, l’aumento della sopravvivenza e il contenimento della fecondità, ben al di sotto del livello di sostituzione delle generazioni, fanno sì che il carico sociale ed economico stia aumentando velocemente.

 

Secondo l’indagine CRESA pubblicata nel 2016 la spesa per consumi delle famiglie abruzzesi ammonta a 2.049 €, -10,5% di quella rilevata nella passata indagine pubblicata nel 2012. Le spese più consistenti riguardano l’abitazione, gli alimenti e bevande, e i trasporti, voci per le quali gli abruzzesi spendono poco più del 70% del loro budget complessivo, superiore al 64,5% medio nazionale. L’importo complessivo della spesa per consumi e il peso delle singole categorie dipendono sostanzialmente, oltre che dalla numerosità dei componenti, anche dalla loro età, dalla tipologia familiare (uni personali, coppie senza figli, coppie con figli, monoparentali) e dalla cittadinanza (italiana e straniera).

 

Infine, il capitolo 3.3 riporta un’analisi sul rapporto tra gli abruzzesi e internet, questione di fondamentale importanza che consente l’integrazione della popolazione e delle imprese nella rete globale delle relazioni economiche e sociali in un momento cruciale come quello attuale in cui si manifestano i primi segnali della “quarta rivoluzione industriale”.

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