Pescara, la marineria del Medio Adriatico pone interrogativi sul fermo biologico

Si è svolto venerdì scorso, ad Ancona, un incontro tra alcuni rappresentanti delle marinerie di Marche, Abruzzo e Molise aderenti a Marinerie d’Italia e Ma.Mol.Ab. che hanno discusso insieme sui problemi attuali della pesca.

 

Tanti i temi trattati: le difficoltà per le tante imprese a conduzione familiare nell’applicare al meglio le normative attuali su temi di tracciabilità ed etichettatura; lo stato di fatto sulle proposte di modifica alla Legge 154 dopo le azione di protesta di Roma; i diversi modelli erogativi della  cassa integrazione 2015 che causano disparità di trattamento tra armatori di varie regioni; il momento di difficoltà gestionale e normativo della pesca dei piccoli pelagici che vive un momento storico delicato, così come quella del pesce spada e del tonno rosso; il dibattito attuale sull’attività di pesca nell’area della Fosse di Pomo che sfiora il ridicolo tra le ipocrisie dei nostri dirimpettai che predicano bene chiedendo la salvaguardia dell’ambiente e razzolano male pescando durante tutta la settimana indistintamente dalle giornate e dagli attrezzi di pesca utilizzati.

 

E si è parlato soprattutto del fermo biologicoprospettato per il 2017.

 

“E’ giusto imporre agli armatori di fermare le loro imbarcazioni per questo 2017 quando c’è ancora da ricevere il risarcimento per il fermo biologico 2015 e 2016? E’ giusto chiedere per il terzo anno consecutivo a tali imprese di anticipare il sostentamento economico non solo per le proprie famiglie ma anche per quelle dei propri imbarcati? E soprattutto, dopo che il premio per il 2016 è stato messo a bando con la disponibilità delle risorse economiche per solo metà delle imbarcazioni a cui è stato imposto il fermo, siamo così sicuri che sia giusto imporre il fermo ad un’impresa di pesca senza la certezza di poter prendere il proprio indennizzo? Il premio per il fermo biologico non è più un risarcimento per il mancato guadagno per l’armatore ma un possibile contributo con tante “spade di Damocle” pronte a danneggiare le imprese e le famiglie dei marinai.

 

Se viene meno il concetto di risarcimento garantito per un’imposizione ministeriale, non sarebbe più giusto far decadere di conseguenza l’imposizione di tale fermo?”

 

In conclusione l’incontro ha portato le varie marinerie ad interrogarsi su tali argomenti e a darsi appuntamento tra due settimane per prendere decisioni a riguardo. A tale appuntamento saranno chiamate a partecipare tutte le marinerie interessate al tema, perché il “fermento di banchina” deve essere indirizzato in azioni costruttive per il futuro della pesca in Italia.

Impostazioni privacy