Caccia e orso marsicano: una relazione complicata nel Parco Nazionale d’Abruzzo

orso_marsicano“C’è chi dice che la caccia non nuoce all’orso bruno marsicano, animale simbolo della fauna italica, e non gli crea alcun disturbo. E’ questione di punti di vista e di qualità delle valutazioni. Non tutti, a parte le personali presunzioni, possono dare valutazioni ragionate e scientifiche rispetto alle caratteristiche ecologiche, etologiche  e gestionali della specie.” E’ quanto puntualizza il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise in un comunicato stampa dove si critica la decisione della Regione Abruzzo di riaprire la stagione venatoria già dal 18 settembre, sottolineando che l’attività venatoria, non adeguatamente organizzata e soprattutto esercitata in certi periodi, può costituire un grave vulnus per l’orso marsicano e condizionarne la vita

“Crea realmente allarme e sconforto – continua la nota – la decisione della Regione Abruzzo in merito all’approvazione del Calendario Venatorio 2011-2012, specificatamente per ciò che concerne la protezione dell’Orso bruno marsicano, nei cui territori della Zona di Protezione Esterna del Parco e della Zona A del PATOM, sempre esterna all’area protetta, è stata anticipata la caccia al cinghiale a partire dal 18 settembre prossimo, seppur da appostamento fisso e senza cani. Il tornare indietro rispetto alla decisione precedentemente presa, quella cioè di aprirla al 1 novembre, nonostante la esplicita richiesta fatta dall’Ente Parco con nota prot. n.0005199/2011 del 29 luglio u.s., comporta dei gravi problemi per la tutela dell’Orso bruno marsicano.  L’Ente Parco aveva chiesto l’apertura al 1 novembre, accennando, peraltro, a un possibile posticipo della chiusura dimostrando così la massima disponibilità per una decisione condivisa e partecipata. Certamente, l’apertura generale anticipata della caccia al 18 settembre, quindi anche alla lepre, volpe, coturnice, con cani al seguito, come i segugi, provoca un elevato e pesante disturbo alla popolazione di orsi proprio nel periodo cosiddetto di iperfagia – settembre, ottobre e novembre -, cioè quando si nutrono con intensità per accumulare riserve energetiche utili per superare il periodo del letargo. In questo modo il Parco è lasciato solo nella tutela dell’Orso sull’intero territorio di presenza del plantigrado, quindi anche all’esterno del perimetro del Parco, contraddicendo tutti gli impegni assunti e vanificando tutti gli sforzi finora realizzati per rispettare il Protocollo per la Tutela dell’Orso bruno marsicano (PATOM), sottoscritto anche dalla Regione Abruzzo, che ne è capofila, da tutte le provincie abruzzesi e del Centro Italia.  Oltre che dal Ministero, da altre regioni e provincie,  dagli altri parchi del centro appennino e da varie altre istituzioni e associazioni. Il Parco non può non denunciare questa situazione, paradossale, di una Regione che fa dell’Orso il suo emblema nel mondo e fa molto poco, per non dire nulla, per tutelarlo. L’Ente Parco chiede  quindi alla Regione Abruzzo di rivedere il Calendario Venatorio, recuperando le decisioni che favoriscono la piena tutela di una delle specie più rare al mondo, a rischio reale di estinzione, di incalcolabile rilevanza naturalistica (ed economica!) motivo di orgoglio degli abruzzesi e delle comunità del Parco Nazionale. L’Ente chiede anche che la Regione ponga in essere, quando deve adottare misure che in qualche modo incrociano gli interessi della conservazione, un effettivo e concreto percorso partecipativo, coinvolgendo innanzitutto le istituzioni interessate e quindi  il Parco Nazionale. In questa circostanza l’Ente Parco non è stato affatto sentito, e non  rilevano alcuni richiamati passaggi degli accordi Patom e convenzionali che, evidentemente, contengono previsioni di carattere generale, da verificare di volta in volta, rispetto alle situazioni contingenti, alle condizioni dell’orso marsicano, alle esigenze  del plantigrado in quel determinato periodo, etc.”
Una presa di posizione dura, giustificata dal fatto che la popolazione di orso bruno marsicano è ridotta, da tempo, a livelli da estinzione, come anche sottolineato dal WWF, in un intervento sempre sullo stesso argomento.
Il Wwf in queste ore è stato costretto a diffidare la Regione Abruzzo a seguito di una incredibile richiesta inoltrata dall’Assessorato all’Agricoltura guidato da Mauro Febbo al Comitato Valutazione di Impatto Ambientale della Regione stessa.  La Direzione Agricoltura ha richiesto al Comitato Via di rivedere la decisione del 3 agosto scorso in merito al Calendario venatorio 2011-2012 con la quale aveva imposto il posticipo all’1 novembre dell’apertura della caccia nell’area di massima concentrazione dell’Orso bruno marsicano (Zona A dell’accordo P.A.T.O.M. per la protezione dell’orso)”. Ha sottolineato l’associazione ambientalista.
“Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise – afferma Massimiliano Rocco, responsabile del programma specie per il WWF Italia – aveva ribadito al Comitato VIA quanto già emerso in numerosi studi scientifici e, cioé, la necessita’ di evitare il disturbo degli orsi in uno dei periodi piu’ delicati, quello dell’iperfagia che precede il letargo. In autunno l’orso marsicano cerca di mangiare il più possibile per accumulare grasso sufficiente per passare l’inverno e per questo si muove moltissimo, divenendo pià vulnerabile. Basti pensare che le femmine gravide devono accumulare risorse tali da poter partorire in pieno inverno ed allattare nella tana fino ad Aprile inoltrato. La presenza di cacciatori e gli spari conseguenti possono rappresentare un disturbo dannoso. Basti pensare che nei mesi scorsi il Parco ha chiuso precauzionalmente alcuni sentieri in quota per limitare il disturbo ad una specie così rara ed in pericolo, limiti ad escursionisti che al massimo hanno un binocolo e non un fucile a tracollo.”.Per Raniero Maggini, vicepresidente del WWF Italia “L’assessorato all’Agricoltura e l’ufficio caccia sembrano trascurare irresponsabilmente la gravita’ della situazione in cui versa la specie simbolo della Regione o peggio ritengono di subordinarla agli interessi dei cacciatori piu’ estremisti. L’orso bruno marsicano e’ a fortissimo rischio di estinzione eppure si continua a far finta di niente. Per la conservazione dell’Orso bruno marsicano e’ fondamentale coinvolgere i cacciatori delle aree interne, mantenendo uno stretto legame tra chi pratica l’attività venatoria e territorio evitando l’invasione di cacciatori residenti in aree esterne. Lo stesso accordo PATOM sottoscritto dalla Regione ricorda l’importanza della creazione delle aree contigue ai parchi in cui solo i residenti possono cacciare. Una norma inserita nella Legge Quadro dei Parchi 394/91 su cui la Regione Abruzzo e’ inadempiente ormai da 20 anni. Non solo, la Direzione Agricoltura e’ riuscita a peggiorare ulteriormente la situazione inserendo nel Calendario venatorio il famigerato Comparto Unico sulla Migratoria che di fatto azzera anche gli Ambiti Territoriali di Caccia. Questo ha provocato un forte risentimento tra i cacciatori dell’aquilano. La Direzione Agricoltura della Regione appare ostaggio dell’estremismo venatorio. E’ necessario cambiare rotta immediatamente: confidiamo che il Comitato VIA rigetti nella riunione di domani questa richiesta confermando le scelte fatte a tutela dell’Orso il 3 agosto scorso e indicando alla Direzione Agricoltura la strada da seguire per il futuro”.

 

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