A colloquio con Silvio Paolucci, segretario regionale Pd

silvietto_paolucciLancia critiche dure il segretario regionale del PD, Silvio Paolucci, mentre affronta temi scottanti, partendo dalle inchieste giudiziarie, che hanno travolto il PD negli ultimi tempi, alla ricostruzione del post –sisma a L’Aquila fino ad arrivare al problema legato alla sanità abruzzese.

“Prima di tutto sono solo “ accuse” quelle che sono mosse verso alcuni esponenti” dice Paolucci. “Peraltro, a distanza di mesi e mesi, siamo ancora ad una fase del tutto iniziale. Io gradirei che si andasse molto più rapidi da questo punto di vista, perché consente a tutti di valutare, di avere un’opinione più precisa sui fatti passati. Contesto questa lentezza, contesto per altro, che vi sia una ricostruzione che io definisco esclusivamente da una parte. Non dimentichiamo” ribadisce il segretario “che quel grave e pesantissimo deficit sanitario fu costruito negli anni 2000 – 2005. Non mi sembra che finora ci siano stati su quei cinque anni, in cui si è passati da un deficit di 300milioni a 3miliardi di euro.

Fatta questa premessa” spiega il segretario, “il PD si trova in una condizione migliore perché ha intrapreso un  percorso nuovo, avuto congressi, un nuovo segretario regionale, nuovi segretari provinciali, nuovi segretari di circoli. Tanti eletti nuovi hanno svolto un ruolo positivo in questo anno, anche se, ovviamente, il percorso è ancora lungo.”

Paolucci lancia delle proposte  per risanare i conti pubblici della sanità abruzzese: “L’intero corpo legislativo sanitario attuale di questa nostra Regione è esclusivamente dovuto alle quattro grandi leggi di riforma della giunta di centrosinistra anni 2005 – 2008. Sono riforme che hanno prodotto un grosso risparmio per la nostra Regione e, quindi, diminuito questo pesantissimo debito che noi ereditiamo dalla giunta Pace. Occorrerebbe” continua Paolucci “ripartire da queste quattro leggi, spiegare bene alcune di queste, quale tipo di piano, ad esempio, si proponesse agli abruzzesi e, una volta ripartiti da lì, vedere quanto ancora manca, da una parte, per recuperare il deficit e, dall’altra, per individuare dei tetti possibili di spesa, un servizio economico più efficiente, il che vuol dire efficace. Occorre avere chiaramente in mente cosa vuol dire riconvertire un piccolo ospedale, occorre avere in mente quale dev’essere il rapporto della sanità pubblica e privata. Il presidente Chiodi” dichiara il segretario “parla spesso di “ lobby”: ci dica quali sono”.

Ultimamente il gruppo regionale del PD ha lanciato una campagna informativa dal titolo “ Regione Inchiodata”.

“I tre grandi temi della nostra Regione sono la vicenda della ricostruzione, della economia e la vicenda della sanità. Su questi tre grandi temi, Chiodi è pluricommissario, ha istituito una task-force di cui si sono perse le tracce già da un anno. Dovrebbe lanciare una proposta di programma, aprire un confronto, un tavolo serrato con tutte le istituzioni, con i consiglieri regionali di opposizione, con i partiti di opposizione, con le associazioni di categoria. A me” lamenta Paolucci “sembra sia latitante su tutto. I risultati sulla “ Regione Inchiodata” li dimostrano i numeri”.

In occasione della presentazione del libro di Costantino Felice, “Le trappole dell’Identità”, è stato visto di nuovo in pubblico l’ex sindaco di Pescara, Luciano D’Alfonso. In un suo intervento D’Alfonso ha posto l’attenzione sull’identità dell’Abruzzo.

“Ha posto all’attenzione pubblica un tema corretto. In quel testo” afferma Paolucci “si va indietro negli anni e si va anche negli stereotipi che hanno contraddistinto l’Abruzzo, da quello più famoso, “L’Abruzzo, forte e Gentile a quello pastorale nel senso dei pastori di D’Annunzio e dei Cafoni di Fontamara. Si è parlato di identità. Bene, per poter individuare risposte a questa nostra Regione occorre innanzitutto parlare di comunità regionale ed identificare, appunto, precisi tratti distintivi regionali.

Scavare nella storia, in pezzi di cultura ci aiuta a trovare qual è la chiave di lettura di questa comunità regionale”.

A proposito D’Alfonso, ha parlato di una classe dirigente che preferisce stare con le gambe a cavalcioni.

“Concordo pienamente in ciò che dice. Quando si arriva al governo della cosa pubblica senza un mandato vero, ci si arriva avendo in mente cosa vuoi fare per la tua Regione, avendo in mente che tu governi una comunità regionale e che c’è un’identità culturale. Se tu ci arrivi in modo casuale al Governo, non hai in mente che tipo di comunità è la tua Regione, quale tipo di proposta, allora le risposte non  si riescono a dare e la disillusione dei cittadini è molto più rapida di quanto lo si immagini”.

Rita Consorte

 

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