Scontro sulla Poliservice. Laurenzi ai (4) sindaci: “hanno sbagliato non vogliono ammettere la verità”

Nereto. “Una risposta scomposta, senza capo e né coda. Un concentrato di contraddizioni e sciocchezze solo per non ammettere la verità: hanno sbagliato”.

Se all’indomani del pronunciamento del tribunale delle imprese (che ha azzerato il nuovo Cda della Poliservice) i toni erano stati distensivi, quasi concilianti, ora Daniele Laurenzi non ha gradito toni e contenuti della presa di posizione dei sindaci di 4 comuni soci della Poliservice.

E lo fa in un nota circostanziata e anche dura in alcuni passaggi di natura politica.

Il sopruso subito dal Comune di Nereto e difeso dal sindaco Laurenzi“, si legge nella replica, “con l’utilizzo degli strumenti democratici  ha consentito di ottenere giustizia e, nello specifico, il ripristino del vecchio CdA che ora dovrà mettersi al lavoro per ristabilire la legalità violata da chi ritiene che essendo maggioranza di un consesso possa agire piegando la legge ai propri giochi politici.

Noi crediamo nel lavoro dei giudici e attendiamo il giudizio di merito mettendoci da subito a disposizione per la modifica dello statuto, cosa a cui il Pd ancora non pensa visto ciò che sostiene sui tribunali (e sulle norme) e visto che ha sprecato una settimana per scrivere un comunicato di astio verso le persone, unico interesse del Partito Democratico è fare la guerra a qualcuno, noi agiamo per l’interesse della nostra collettività e per il bene della società Poliservice, che deve migliorare il servizio ai cittadini e ridurre le tariffe, e questo è possibile con l’ausilio di amministratori capaci e legittimi”.

La stoccata ai sindaci di Sant’Omero, Bellante, Controguerra e Colonnella.  “Per i 4 colleghi sindaci, neanche la decisione di un tribunale e di un giudice (che hanno confermato l’illegittimità della deliberazione assunta), è legittima, e vogliono sopprimere le forme di tutela e garanzia dei diritti con il personale giudizio del partito di appartenenza”, prosegue Laurenzi.

 

“Dopo il provvedimento cautelare di sospensione dell’efficacia della delibera di nomina del CdA, concesso perché prevalente a seguito del pregiudizio lamentato, le mie esternazioni sono state educate e distensive, volte all’apertura di un tavolo politico, quello stesso tavolo che alcuni sindaci continuano a ribaltare con la forza dei loro artifici, come evidenziano anche le esternazioni deliranti dell’ultimo comunicato.

La considerazione dei 4 sindaci, per la quale “il tribunale non ha attribuito né ragione né torto ad alcuno” fa sorridere, ricordo al Pd che si va in giudizio tra parti contrapposte, questo è mistificare la realtà: se non veniva accolta la sospensiva delle nomine illegittime cosa avrebbero scritto? Che nessuno aveva ragione?

È doveroso ricordare ai sindaci del Pd che la presenza del socio privato, all’interno della società mista (e sottolineo mista, pensata voluta e costituita dalla politica, o meglio dalla loro parte politica) è legittima: se così non fosse passerebbe il messaggio che la quota pubblica si è appropriata anche della parte del privato.

Ricordo inoltre ai soci che la Poliservice non è il Cosev, dove sono abituati a fare e disfare, e dove la commistione di alcuni ruoli, oltre ad uno specifico conflitto di interessi, ha raggiunto livelli imbarazzanti. Occorrerà anche qui un’azione di legalità.

Sulla vicenda, resto in attesa delle considerazioni degli altri sindaci, e soprattutto del Presidente dell’Unione dei Comuni che, avendo purtroppo “ritirato” la lista presentata, e votato quindi le prime liste illegittime, ha condannato l’Unione alla subordinazione al Pd vibratiano, e all’insignificanza politica.

Dopo la lezione giuridica inferta dal tribunale, e la conseguente legnata politica, chiedo ai miei colleghi sindaci “chi pagherà le spese legali? E i compensi erogati agli amministratori illegittimi decaduti?”.

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