Chiusura traforo Gran Sasso. Vacca (M5S): pronti alla revoca della concessione

“Giù le mani dall’autostrada, non accettiamo la minaccia di Strada dei parchi”.

 

A dirlo è il sottosegretario abruzzese Gianluca Vacca. “Chiudere il traforo del Gran Sasso dal 19 maggio significherebbe recare un danno gravissimo ad un territorio già duramente colpito dai terremoti e isolarlo dal resto d’Italia. Strada dei parchi deve ricordare che l’autostrada è pubblica e quindi dei cittadini, la società ne ha solo la gestione.

 

Il traforo è un’arteria di comunicazione fondamentale per l’Abruzzo e non può essere chiusa. Sono in contatto con il Mit e con gli organismi competenti per scongiurare questa scelta.

 

Qualora ci fosse una cieca ostinazione del gestore verso la chiusura, chiederò con forza al Mit di valutare se ci sono i requisiti per la revoca immediata della concessione, e so che il ministero valuterebbe con molta attenzione questa ipotesi. Ora basta!”.

 

“Tra pochi giorni l’Abruzzo sarà spaccato in due, e in tutto questo non si riesce a comprendere quale sia l’autorità in grado di impedire che territorio interno e costa restino privi di collegamenti degni di questo nome per settimane e settimane». Torna a far sentire la propria voce sulla ormai imminente chiusura del traforo del Gran Sasso, amplificando quella del mondo delle imprese, il presidente regionale della CNA Abruzzo, Savino Saraceni: “A poche ore ormai dalla scadenza del 19 maggio, fissata da Strada dei Parchi, la società che gestisce le autostrade A24 e A25, per la chiusura del traforo del Gran Sasso – dice – in una ridda di minacce di revoche della concessione e annunci di diffide, ad oggi non è dato sapere quale autorità sia davvero in grado di impedire la chiusura, andando oltre gli annunci”.

“Se a questo poi si aggiunge l’altrettanto imminente chiusura per lavori di manutenzione straordinaria del viadotto all’uscita del casello di Bussi-Popoli per diverse settimane – aggiunge il presidente regionale della CNA – si coglie in pieno il senso del disastro che ci aspetta: in pratica, i collegamenti tra L’Aquila e la costa saranno possibili solo grazie a una viabilità secondaria da vecchio Far West, più adatta alle diligenze che al traffico di auto e mezzi pesanti. A meno di non doversi sobbarcare decine e decine di chilometri in più di autostrada, con aggravio di costi”.

“Mentre in Italia si discute della chiusura dei porti – ironizza Saraceni – forse sarà pure il caso che qualcuno si occupi, più semplicemente, di tenere aperte le autostrade. Va garantita ovviamente la doverosa messa in sicurezza di sistemi idrici, così come la manutenzione ordinaria e straordinaria delle strutture, ma non si può mettere in ginocchio una regione intera chiudendo tutto, e costringendola così a un salto all’indietro di decenni. Oltretutto, ad essere tagliata in due sarebbe l’Italia intera, vista la funzione di raccordo che le autostrade abruzzesi hanno con la Capitale e la costa tirrenica: dunque, è tempo di decisioni urgenti e indifferibili”.

 

 

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