Teramo, crisi in Comune. E se fosse tutto uno scherzo?

Scricchiolii, gente che protesta in maniera più o meno sommessa, distinguo, formazione di un nuovo gruppo civico che, nonostante la presa di distanze, continua a mantenere in vita la maggioranza, decalogo dei buoni propositi per il sindaco e dimissioni di un assessore “per lasciare la poltrona ad altri”.

Le ultime settimane hanno visto l’amministrazione comunale teramana attraversare diverse burrasche che hanno messo in forte dubbio la resistenza della nave guidata da Maurizio Brucchi. Scossoni che avrebbero dovuto servire per far svegliare la Giunta dal letargo nel quale pareva essersi immersa.

Ma, come il centrodestra che amministra la città ha abituato a far vedere in questi anni, dopo le stilettate e le dichiarazioni che avevano fatto pensare ad un arrivo al capolinea del Brucchi-bis, ci sono ora i primi passi indietro, con dei segnali di distensione arrivati dapprima dal consigliere regionale Mauro Di Dalmazio, leader del gruppo civico “Al centro per Teramo” che non esclude la possibilità di “rientrare”, seguiti da quelli del deputato Paolo Tancredi, che ha ribadito oggi la volontà e la possibilità di lavorare per una ricucitura di tutta la coalizione che ha vinto alle ultime elezioni e, ultimo di tempo, da un comunicato congiunto Ncd e Teramo soprattutto in cui richiamando “lo spettro del commissariamento”, si spiega la propria visione della città, facendo riferimento ad alcuni punti nevralgici scritti anche nel programma elettorale. Dal rinnovato rapporto con le istituzioni cittadine ad un patto viscerale tra impresa privata e amministrazione pubblica, dalla riscoperta della vocazione turistica ad una gestione più intelligente del patrimonio, con la richiesta al sindaco di svestire la delega relativa ai rapporti con le partecipate e la richiesta di una migliore manutenzione del territorio. Temi che rimandano a settori gestiti dal primo cittadino stesso e da una componente della Giunta definita gattiana che dovrebbe, dunque, rimettersi sulla giusta carreggiata. Senza dimenticare il riferimento alla “Repubblica” di Platone in cui si dice che in un clima di la troppa libertà “non vi è più riguardo né rispetto per nessuno” e “in mezzo a tanta e licenza nasce e si sviluppa una mala pianta”.

Pace fatta, dunque, tra Dodo Di Sabatino, Mauro Di Dalmazio e Paolo Gatti? Crisi superata?

A ciascuno l’onere di una risposta.

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