Due docenti dell’Università di Teramo firmano un articolo su “Cell Death & Disease”

neuroniTeramo. Due docenti dell’Università degli Studi di Teramo firmano un articolo del primo numero di Cell Death & Disease.

Si tratta della rivista on line consorella della prestigiosa rivista Nature, in cui oggi appaiono i nomi di Giovanni Di Guardo e Giuseppe Marruchella. Docenti del dipartimento di Scienze Biomediche Comparate della Facoltà di Medicina Veterinaria, i due studiosi hanno trattato l’importante tema della degenerazione e perdita di neuroni celebrali nelle encefalopatie spongiformi trasmissibili.

Traendo spunto da un loro precedente lavoro pubblicato sull’autorevole rivista Journal of General Virology, nell’articolo i docenti rimarcano di non aver osservato un’apparente riduzione numerica dei neuroni residenti nei plessi del sistema nervoso enterico in ovini affetti da Scrapie, nonostante il documentato coinvolgimento di tale componente tissutale negli animali oggetto d’indagine.

“L’ingente perdita di neuroni che si realizza a livello del sistema nervoso centrale” ha spiegato  a riguardo Giovanni Di Guardo “è alla base delle gravi disfunzioni neurologiche progressive che caratterizzano il decorso clinico, che culmina inevitabilmente nella morte degli individui che ne risultano affetti. A fronte dei numerosi studi svolti sull’argomento, l’esatta dinamica attraverso cui si verificano la degenerazione e la conseguente perdita dei neuroni cerebrali in corso di EST rimane, però, ancora da chiarire».

Il docente teramano ha ricordato che la densità dei neuroni totali che popolano i plessi del sistema nervoso enterico potrebbe essere comunque ricostituita attraverso una più o meno intensa attività rigenerativa di queste cellule in seguito al danno subito. Tuttavia, i due studiosi ritengono più plausibile l’ipotesi secondo cui l’agente infettivo si rapporterebbe in maniera diversa con i neuroni residenti nel sistema nervoso centrale e con quelli residenti nel sistema nervoso enterico.

“Qualunque sia la vera motivazione alla base di queste tanto significative quanto sorprendenti differenze “comportamentali”” ha concluso Giovanni Di Guardo “non sembrano sussistere dubbi sulla possibilità che l’interesse suscitato da questi rilevanti ed intriganti temi della ricerca di base continuerà a rimanere tale, di qui ai prossimi anni, nella comunità dei neuropatologi e dei neuroscienziati su scala globale”.

 

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