Tortoreto, vicenda buoni pasto: ecco le conclusioni della commissione di vigilanza

Tortoreto. Una gestione a dir poco disattenta. Da parte della macchina amministrativa, ma anche in ordine agli indirizzi politici. Mancanza di controllo e di comunicazione interna tra uffici diversi.

 

E’ un giudizio estremamente severo quello che traspare dalla relazione finale della commissione di vigilanza sulla vicenda dei buoni pasto. Una situazione che sta seguendo un percorso di natura giudiziaria (il processo si aprirà nel mese di luglio), ma che sul piano amministrativo ha prodotto una lunga e articolata attività di verifica interna grazie al lavoro, certosino, della commissione consiliare.

E in serata il presidente, il consigliere Riccardo Straccialini (M5S) ha letto in assise civica la relazione finale. Una lunga e dettagliata ricostruzione. Fatta di dati, numeri, circostanze, analisi della documentazione. Audizione di dipendenti comunali. Ovviamente, la commissione di vigilanza non ha nessuna funzione di sostituirsi agli organi inquirenti e giudicanti sui presunti ammanchi dei buoni pasto.

Ma la stessa relazione, attraverso il sindaco Domenico Piccioni, è stata già trasmessa alla Procura e alla Corte dei Conti. Ma è altrettanto vero che il lavoro, durato oltre un anno, ha consentito di ricostruire tutta la genesi della vicenda. Dal 2012 ad oggi, quando poi la gestione e la vendita dei buoni pasto è tornata in capo al Comune di Tortoreto.

La ricostruzione. La gestione della vendita dei buoni pasto, come è noto, è stata esternalizzata nel 2010. E da lì in avanti è proseguita senza un indirizzo politico chiaro (ossia con atti deliberativi) e tale è proseguita anche dopo la vicenda Saccuti quando in Comune furono trovati degli assegni relativi alla vendita dei buoni della refezione scolastica, mai incassati. E uno dei peccati originali, come ha osservato Riccardo Straccialini, è stato anche quello visto che in futuro le modalità sono proseguite.

Con un accumulo di fondi che il Comune doveva introitare. Con anni (dal 2014 al 2017) nei quali l’Ente è rimasto silente nelle attività di richiesta dei fondi ai concessionari. E poi altre contraddizioni. Con un legale per il recupero delle somme mai nominato, fino alla denuncia presentata dal sindaco che nella sostanza ha portato alla luce l’intera vicenda, dando vita all’indagine.

E qui sono emersi alcuni errori ed omissioni da parte del Comune. Visto che per quanto riguarda uno dei rivenditori coinvolti nell’inchiesta, il Comune ha dovuto onorare un debito (anziché incassare un presunto credito) nella compensazione tra gli incassi dei buoni pasto e il rimborso economico dei libri di testo. Ma questa è un’altra storia, a dimostrazione però che non tutto in questa vicenda è filato nel verso giusto. Nella lunga relazione, Straccialini ha anche fornito degli spunti che sono dei consigli all’Ente: rotazione dei dipendenti, formazione continua degli stessi.

Evitare di accorpare attorno alle stesse figure troppe mansioni. Necessità di favorire una comunicazione efficace tra settori diversi della macchina amministrativa. Il lavoro della commissione di vigilanza, nel caso specifico, si è conclusa con la relazione finale. Sui risvolti penali degli ammanchi dei buoni pasto, invece, bisognerà attendere la celebrazione del processo.

 

 

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