Tari, a Teramo l’appello di Robin Hood: “no alle sanzioni a chi si è adeguato ai pagamenti”

Tarsu, Tia, Tari: “cambia il nome, cambiano le amministrazioni ma i metodi rimangono gli stessi. Cittadini trattati come plebei”.

E’ lo sfogo dell’associazione teramana Robin Hood per la tutela dei consumatori.

“In questi giorni i cittadini, a seguito del cambio di società di riscossione, ricevono accertamenti per poche decine di metri di differenza”, fa sapere il presidente Pasquale Di Ferdinando. “Siamo da sempre per la legalità e affinché tutti pagano il dovuto. Il tema dunque non è questo ma quello di una pubblica amministrazione che tramite i propri uffici o tramite accertatori esterni cristallizza posizioni tributarie che poi si dimostrano non essere più tali”.

L’associazione denuncia la seguente circostanza: “Se si riceve un accertamento e ci si adegua, non si comprende come mai dopo anni un ulteriore accertamento segnala un errore, costringendo il contribuente a pagare oltre il giusto dovuto anche le sanzioni. All’epoca di Chiodi i cittadini che avevano portato in comune le planimetrie ed avevano concordato con il funzionario preposto le cubatura sottoposta a tassazione si è vista contestare la metratura. Oggi dopo accertamenti degli uffici preposti o da parte di società esterne incaricate, di nuovo siamo di fronte a calcoli errati”.

“La domanda che sorge spontanea è questa: sono i cittadini che devono pagare le conseguenze di errori fatti da altri? Chi ha sbagliato gli accertamenti e gestisce la materia rimane impunito? La risposta è si. Nonostante lo Statuto del Contribuente sancisce il principio della buona fede, ed adeguarsi a controlli del pubblico appare lapalissiano, non viene recepito.

L’APPELLO

“Chiediamo alla politica ed in particolare al Sindaco D’Alberto, una correzione, ovvero la mancata applicazione delle sanzioni a chi sottoposto da accertamenti precedenti si era adeguato. Nel merito del mancato gettito tributario, derivante dagli errori di chi ha controllato in precedenza, vanno applicate le relative sanzioni.

L’associazione sta valutando la presentazione di un esposto alla Corte dei Conti ed è a disposizione dei cittadini per un ricorso al Garante del Contribuente dell’Abruzzo, chiede all’amministrazione di rendere pubblico come la società Andreani viene retribuita per la parte relativa agli accertamenti”.

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