Roseto, delfini morti nella Riserva Borsacchio: la responsabilità è dell’uomo FOTO

Roseto. Entrambe le carcasse dei due cetacei sono state ritrovate sulla spiaggia della Riserva del Borsacchio a Roseto Degli Abruzzi. Emergenza interazioni tra delfini e attività umane nell’Adriatico, due tursiopi spiaggiati in Abruzzo in pochi giorni

I due rinvenimenti a pochi chilometri dall’Area Marina Protetta Torre del Cerrano, partner del progetto europeo Life Delfi che mira a diffondere dissuasori acustici e modalità di pesca alternativa per ridurre le interazioni tra delfini e pesca professionale. Sono in corso le necroscopie sui due delfini spiaggiati, ma i frammenti di reti da pesca e una cima dimostrano il contatto con le attività umane in mare

Due delfini spiaggiati nel giro di pochi giorni, c’è preoccupazione per le interazioni cetacei-pesca nel mar Adriatico. Teatro dei due episodi la spiaggia della Riserva Naturale Regionale del Borsacchio a Roseto in Abruzzo. Sono ancora in corso gli accertamenti per stabilire le cause della morte dei due tursiopi, ma quel che è apparso evidente sin dalle prime osservazioni è che i due delfini mostrano segni di interazione con le attività umane.

Infatti nel primo caso, che risale alla fine del mese di settembre, nella cavità orale del delfino spiaggiato sono stati rinvenuti frammenti di una rete da pesca oltre a diverse lesioni nell’area ventrale, probabilmente riconducibili ad un’arma da taglio. Su quest’ultimo particolare si attendono conferme dall’esame necroscopico in corso a cura dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale”. Nel secondo episodio, lunedì 4 ottobre, il peduncolo caudale del delfino era legato ad una cima con un tipo di nodo che esclude la possibilità di un evento accidentale. Insomma pochi dubbi sui segni di interazione con le attività umane per gli operatori della Rete Regionale Abruzzese per gli spiaggiamenti intervenuti sul posto insieme al personale della Capitaneria di Porto di Roseto. Per entrambi i casi si spera che queste azioni, comunque episodi gravissimi, siano state svolte su animali già morti. Sono le ennesime tristi storie di reti e delfini, a pochi chilometri dall’Area Marina Protetta Torre del Cerrano partner del progetto europeo Life Delfi a cui collabora anche il team del Centro Studi Cetacei, intervenuto in campo sui due tursiopi. Life Delfi, cofinanziato dal programma LIFE della Commissione europea e coordinato da CNR-Irbim, ha l’obiettivo di ridurre le interazioni tra i delfini e la pesca professionale. I delfini, per alimentarsi, si avvicinano alle reti in mare per depredarle, correndo il rischio di rimanere vittime del bycatch o di subire lesioni. Dall’altro lato i pescatori subiscono ingenti perdite economiche perché il pescato non è più commerciabile oltre ai danni alle attrezzature e alla sospensione del lavoro.

“C’è profonda preoccupazione per questi ultimi episodi registrati nel mar Adriatico – dichiara Sergio Guccione, project manager dell’Area Marina Protetta Torre del Cerrano – soprattutto per il ritrovamento di una cima legata alla pinna caudale con un nodo a bocca di lupo, un particolare che ci fa escludere che il delfino si sia impigliato in maniera accidentale. Non vogliamo pensare al peggio e aspettiamo l’esito della necroscopia che ci fornirà maggiori dettagli. L’Area Marina Protetta Torre del Cerrano con il progetto europeo Life Delfi si sta impegnando a fondo per migliorare la convivenza tra delfini e pescatori diffondendo l’uso dei pinger, dissuasori acustici che allontanano i cetacei dalle reti, e di attrezzi da pesca alternativi, particolari nasse che non possono essere depredate e non sono pericolose per i delfini. Abbiamo il dovere di salvaguardare i mammiferi marini e, contemporaneamente, la piccola pesca artigianale. In questa attività non possiamo che sottolineare la disponibilità e l’impegno dei pescatori che collaborano al progetto LIFE Delfi e la speranza che gli stessi vi ripongono per una convivenza pacifica con i cetacei “. Life Delfi, un progetto europeo partito nel 2020, mette in campo diverse azioni integrate che, oltre alla diffusione di dissuasori acustici e modalità di pesca alternative, prevede lo sviluppo di nuove attività economiche, come il dolphin watching, per integrare il reddito dei pescatori. “E’ necessario accendere i riflettori su questi spiaggiamenti sulle coste del mar Adriatico, e in generale sulle coste italiane, perché è in gioco il patrimonio di biodiversità dei nostri mari e l’economia della pesca professionale, che in alcune zone d’Italia è un settore trainante – dichiara Stefano Di Marco, coordinatore Progetti di Legambiente – Con il progetto europeo Life Delfi saranno sviluppate diverse azioni per ridurre le interazioni cetacei-pesca, in programma c’è anche un’azione di advocacy che coinvolgerà le Regioni. L’obiettivo è riuscire ad ottenere in favore dei pescatori un percorso di indennizzo per i danni provocati dai delfini proprio come avviene per le specie della fauna selvatica”.

Le azioni di Life Delfi che punta ad una convivenza possibile tra delfini e pescatori coinvolgono l’area dell’Adriatico (anche la sponda croata), il mar Tirreno, la Sardegna e la Sicilia. L’obiettivo è diffondere tra i pescatori l’uso di dissuasori acustici (pinger) di ultima generazione e attrezzature da pesca a basso impatto ambientale, soluzioni che potrebbero salvaguardare la biodiversità dei mari tutelando i cetacei ma anche l’economia della pesca professionale. Life Delfi è un progetto cofinanziato dalla Commissione europea attraverso il programma LIFE, coordinato dal Cnr-Irbim e a cui collaborano Legambiente Onlus, Università di Padova e di Siena, quattro Aree marine protette (Punta Campanella, Isole Egadi, Tavolara – Punta Coda Cavallo, Torre del Cerrano), Filicudi Wildlife Conservation e il Blue World Institute of Research(Croazia).

 

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