Coronavirus, infermiera di Pineto finisce sul quotidiano argentino “La Nacion”. Ecco cosa viviamo

Ilaria è una giovane infermiera di Pineto che, da novembre 2019, ha iniziato a lavorare nella Asl di Macerata. Dal primo novembre fino all’11 marzo 2020 quando da lì è stata trasferita all’Ospedale Covid-19 di Camerino, la struttura adibita, come tante altre, alla cura dei pazienti affetti dal Coronavirus.

Una nuova esperienza la sua, che, come tanti altri giovani e meno giovani infermieri, mai avrebbe pensato di affrontare. “Non so se sono pronta. Sarò in grado?”, è la domanda che più spesso si ripeteva prima di iniziare. Da quel momento, sono passati 12 giorni che, per come vissuti, equivalgono a un’eternità.

“Lavoriamo a turni dalle 8 alle 10 ore, se va bene”, racconta Ilaria che oggi riposa dopo i giorni in trincea. Sì perchè sembra di essere in una guerra per cui anche l’opera di preparazione e svestizione è difficile da svolgere. “Dopo esserci bardati di tute, cuffie, occhiali, mascherina, guanti e calzari; entriamo in reparto e da lì siamo considerati infetti. Dobbiamo stare attenti a non toccarci e quindi tenere sotto controllo ogni gesto che verrebbe spontaneo fare come toccarsi i capelli, grattarsi la fronte o pulirsi gli occhiali appannati dal respiro che si raccoglie nella mascherina”. 

Il peggio però arriva quando si inizia a lavorare, ad assistere i malati da Covid-19. “Sono soli e questo è straziante perchè, ovviamente, i parenti non possono entrare. Si telefonano, ma non basta. Ho l’impressione che le loro condizioni fisiche, già precarie, peggiorano per questa forma di abbandono”. Ilaria racconta che è un’esperienza dura sia fisicamente, sia psicologicamente perchè i contagiati versano spesso in stati di salute critici che possono peggiorare da un momento all’altro. Sono tanti i decessi, è tutto vero quello che dicono in televisione. La situazione è davvero brutta e sono tantissimi i contagiati da questo virus potente. Nei reparti di un Covid-19 Hospital tutti, a partire dai medici in prima linea, collaborano per questo nemico comune. Infatti, ogni ‘ospedale Covid’ non ha più i reparti di degenza ‘normali’ (come chirurgia, medicina, ortopedia) ma tutte le divisioni sono interamente dedicate a pazienti contagiati in cui si lavora continuamente per salvare più vite possibile”.

Salvare le vite, che è la loro missione, tra le difficoltà, ormai tristemente note in tutta Italia, di reperire dispositivi di sicurezza, respiratori e macchinari utili all’emergenza.

Disagi che si accumulano alla stanchezza di un turno di lavoro iniziato, rispetto al solito, con un pò di paura ma tanta voglia di combattere per uscire presto da questo incubo. In questi giorni di piena crisi sanitaria, spesso ci troviamo di fronte a immagini di infermieri che – stremati – si fotografano davanti allo specchio con i segni evidenti della mascherina e degli occhiali ancora sul volto.

La foto di Ilaria, la giovane infermiera pinetese, è stata ripresa da un quotidiano argentino, La Naciòn, con questa didascalia: “Los trabajadores médicos de todas partes del mundo están haciendo un trabajo incansable para ayudarnos” che tradotto significa “Gli operatori sanitari di tutto il mondo stanno facendo un lavoro instancabile per aiutarci” . Non dimentichiamolo.

(si può risalire al post originale cercando su Instagram l’account @lanacioncom)

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