Acqua Gran Sasso, “La Ruzzo studia nuove captazioni ma non si mette in sicurezza quelle che ci sono”

“La Ruzzo Reti SpA si appresterebbe ad investire svariati milioni di euro per nuove captazioni da realizzare sia sui Monti della Laga che sui Monti Gemelli al fine di reperire circa 100 litri/secondo di acqua che fino a poco tempo fa sono state garantite dalla falda acquifera del Gran Sasso”. A dirlo è l’Osservatorio Indipendente Acqua del Gran Sasso.

“Si sta quindi realizzando quanto l’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso, costituito dalle Associazioni WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d’Italia, FIAB, CAI, Italia Nostra e FAI, aveva paventato: invece di adeguare i laboratori sotterranei e le gallerie autostradali all’esigenza primaria di fornire acqua ai cittadini, si propone di adeguare l’acqua alle esigenze dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e della Strada dei Parchi SpA. Tale proposta a nostro avviso rappresenta il fallimento della politica che evidentemente si è arresa e rinuncia a difendere i diritti dei cittadini”.

“È evidente che questa scelta vada nella direzione di abbandonare l’acqua del Gran Sasso iniziando dalla rinuncia di utilizzare i 110 litri/secondo prelevati dalle captazioni in corrispondenza dei laboratori dell’INFN: la stessa acqua che non più tardi di un paio di giorni fa, tutti gli Enti hanno definito “migliore di tantissime acque minerali”. Si vuole lasciare che i Laboratori continuino nelle loro attività come se nulla fosse, nella piena libertà di mettere in uno stato di rischio continuo un acquifero che rifornisce 700.000 abruzzesi, effettuando la scelta più semplice: abbandonare l’acqua del Gran Sasso per nuove captazioni, senza pensare al danno ambientale che in questo modo si arreca all’ecosistema montano impoverendolo di una risorsa primaria come l’acqua che già risente pesantemente di altri utilizzi e degli effetti dei cambiamenti climatici ormai in atto. Captare acqua da sorgenti in quota vuol dire sottrarre quell’acqua all’ambiente con ripercussioni su tutto il ciclo naturale di un territorio”.

E ancora: “Che fine ha fatto il cronoprogramma dell’allontanamento delle sostanze che l’INFN avrebbe dovuto presentare a settembre? E dove sono i progetti di messa in sicurezza definitiva che erano stati promessi sempre per settembre alla riunione della “Commissione per la gestione del rischio nel sistema idrico del Gran Sasso” del luglio scorso?”.

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