Teramo, emergenza cinghiali, istituzioni e associazioni di categoria a confronto

catarra_cinghialiTeramo. Chi è più importante, l’uomo o il cinghiale? E chi dovrebbe essere maggiormente tutelato, il cacciatore e la sua passione o l’agricoltore e il suo lavoro? Sono questi i grandi quesiti degli imprenditori agricoli teramani che questa mattina hanno incontrato, nella Sala Polifunzionale della Provincia, il presidente della Provincia Valter Catarra, l’assessore provinciale Antonio Di Michele, il presidente dell’Ente Parco Arturo Diaconale ed il vice prefetto Salvatore Marino. Tema di discussione, l’emergenza cinghiali, che ha ormai portato all’esasperazione la categoria agricola.

Un’esasperazione che trapela senza alcuna timidezza dai toni utilizzati durante l’incontro, “l’ennesimo” dicono. Non sono più disposti a vedere il loro raccolto, il frutto del loro pesante lavoro, distrutto nel giro di qualche ora. “Il problema non è di oggi” lamenta Giorgio De Fabritiis, presidente della Cia “e non ne possiamo più di incontri che non portano a nulla”.

De Fabritiis punta il dito contro Diaconale ed il suo voler raggiungere un “compromesso tra i diversi interessi”, evitando il prevalere di alcuni su altri. Una dichiarazione “scandalosa” secondo il presidente della Cia. “Così si mettono sullo stesso piano quelli che lavorano e quelli che si divertono, gli agricoltori e i cacciatori. E poi mi auguro che tra il cinghiale e l’uomo si scelga ancora l’uomo”.

Il messaggio è chiaro: la pazienza ha raggiunto il limite ed ha lasciato il posto ad una grande rabbia e amarezza. Alla quale questa mattina si è cercato di rispondere con proposte concrete, anche se al momento l’unica cosa che conta, per gli agricoltori, è l’azione immediata, al di fuori delle teorie e dei buoni propositi.

Dalla Provincia si dicono disponibili all’uso dei selecontrollori ed alla istituzione di riserve a valle della statale 81, dove i cinghiali scendono soprattutto quando, a monte, la neve impedisce loro di trovare il cibo. E queste sono due azioni già previste nel Piano Faunistico Venatorio, già revisionato, in attesa delle linee guida della Regione.

“E’ un problema serio da non sottovalutare” ha detto Catarra “ed è importante trovare un punto di equilibrio tra tutti gli attori coinvolti. Su una cosa siamo tutti d’accordo: la questione non può essere affrontata anno per anno, ma deve essere inserita in una visione di lungo periodo. Quest’anno siamo già in emergenza e dobbiamo percorrere questa via nell’immediato, ma dobbiamo progettare un futuro che parte dalla condivisione. Dobbiamo e possiamo sganciarci da questa emergenza”.

E poi c’è il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, con le sue norme da rispettare e i vincoli ministeriali. “La nostra proposta” spiega Diaconale “è quella di riprodurre una filiera economica, per trasformare il danno (in questo caso il cinghiale) in risorsa. La soluzione al problema deve essere un compromesso tra i vari interessi. Altrimenti si rischia di continuare solo a chiacchierare”.

Ma al compromesso gli agricoltori proprio non ci stanno. Loro hanno bisogno di una tutela immediata, di indennizzi immediati. “Non siamo mica impiegati che prendono uno stipendio fisso ogni mese”. Insomma, concludono, “vogliamo azioni concrete e le vogliamo da domani, non chissà quando! Alla programmazione ci penseremo poi”.

 

 

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