Discarica Montesilvano: “Due anni di ritardi, a Villa Carmine nuovi rifiuti”

Montesilvano. Sono trascorsi due anni e mezzo da quando i consiglieri del Pd di Montesilvano, denunciarono i “gravi ritardi della Regione per la bonifica e la messa in sicurezza della discarica di Villa Carmine”, come ricordano Romina Di Costanzo e Antonio Saccone, “richiedendo di mettere immediatamente a disposizione le somme stanziate col Masterplan, necessarie per la messa in sicurezza di emergenza, in modo da bloccare l’inquinamento della falda, del suolo, del fiume e del mare”.

“Eppure ad oggi poco o nulla è cambiato”, rimarcano i consiglieri comunali dem, che venerdì scorso, in un sopralluogo, hanno rilevato che la situazione è ulteriormente peggiorata e che “nel frattempo, tra i tanti ritardi e rimpalli di responsabilità, mentre la discarica incontrollata continua ad inquinare, nell’intorno del sito abbondano discariche abusive di rifiuti di ogni genere, soprattutto montagne di pneumatici, calcinacci e altri ingombranti”.

“Abbiamo convocato più volte commissioni di garanzia sul tema – commenta Antonio Saccone – invitando i referenti del Comune, Regione e soggetto attuatore Arap, ma al di là degli esponenti comunali, mai nessuno si è presentato. Tre erano state le soluzioni presentate dallo studio commissionato da Arap, ma di questo non si è mai parlato in Consiglio, né tantomeno è stata informata la popolazione. Inutile dire che per noi, la soluzione ottimale, sarebbe la rimozione totale dei rifiuti, ma al di là degli annunci che leggiamo sulla stampa, lo stato dell’arte del sito è sotto i nostri occhi”.

“Bene – sottolinea la consigliera Romina Di Costanzo– che il Comune abbia recentemente sottoscritto il contratto di fiume del bacino Fino-Tavo- Saline. Tuttavia ricordo che è uno strumento volontario di programmazione strategica basato sulla negoziazione e partecipazione che prevede un’ampia mobilitazione degli attori locali al fine di individuare un piano d’azione condiviso, finalizzato ad affrontare le problematiche di un bacino fluviale, secondo una logica integrata e multidisciplinare, proprio perché il fiume è un organismo un po’anarchico che non segue i confini amministrativi costituiti e rimodella continuamente il proprio habitat. Nel nostro caso è mancata la concreta elaborazione strategica da parte di tutti gli operatori, pubblici e privati della comunità locale. Invece leggo nel documento strategico allegato alla delibera che l’obiettivo specifico previsto per la discarica, che dovrebbe attingere dai 21 milioni e mezzo messi a disposizione nella misura 2.6.1 delle risorse FESR, è ‘confinare la potenziale contaminazione rappresentata dagli ammassi di rifiuti abbancati all’interno di un perimetro chiuso e non superabile’. Dunque un nuovo macro sarcofago che riprofilerà i versanti sistemando i rifiuti eccedenti nelle aree adiacenti. Mi viene da pensare allora che la proposta non solo non sia stata concertata con la comunità locale, ma neppure con l’ARTA che in una parere rilasciato nel 2020 con riferimento alle proposte contenute nel progetto di fattibilità tecnica per la messa in sicurezza rilevava per le ipotesi Landfill mining e macroncapsulamento la ‘carenza di un approfondimento della specificità del sito, in adiacenza al corso d’acqua che potrebbe erodere il bordo di terrazzo’, evidenziando quale ‘migliore soluzione la delocalizzazione della discarica con rimozione dei rifiuti e avvio ad impianti di trattamento e recupero già presenti in zona’ “.

“Ancora una volta – conclude Di Costanzo – spacciamo per grandi opere, che nel passato erano tollerabili per la mancanza di fondi, interventi costosi e non risolutivi, con il solo obiettivo di spendere senza criterio i soldi pubblici. Inutile continuare a mettere polvere sotto il tappeto, quando lo sporco ha ampiamente superato la soglia!”.

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