Pescara, il cementificio all’asta alla Calbit: “Bloccate l’autorizzazione alla riapertura”

Pescara. Sarebbe stata la società romana Calbit Srl ad esserci aggiudicata all’asta l’ex cementificio di via Raiale.

L’offerta da 1 milione di euro dell’azienda con sede ad Artena, specializzata in calcestruzzi, avrebbe prevalso su quella di altre 5 nell’asta giudiziaria conclusasi ieri sera nella capitale.

Solo indiscrezioni, però, e infatti il capogruppo di Forza Italia alla Regione Abruzzo Lorenzo Sospiri chiede chiarezza: “La Calbit Srl non avrebbe ancora confermato l’operazione – sottolinea -. Comunque, se la stessa notizia fosse vera, oggi abbiamo un quadro più chiaro: la Calbit sarebbe una media azienda, con 14 dipendenti, un fatturato chiuso al 2016 con 2milioni 900 mila euro circa, e si dedicherebbe all’estrazione della pietra pomice di altri minerali”.

L’investimento, però, non convince il forzista in relazione all’annunciata operazione di Regione e Comune chiamata Decementa, per trasformare l’ex sito produttivo in luogo culturale. “Ci pare dunque assurdo”, afferma Sospiri, “che D’Alfonso tenti di far credere ai cittadini che, in un momento di crisi dell’industria di proporzioni enormi, come quello che stiamo vivendo, ci sia un’azienda, di peso nazionale, che spende fior di centinaia di euro per acquistare e poi ristrutturare, per non sappiamo quale somma, una tale struttura al buio, senza avere già ben pianificato cosa fare con il cementificio di Pescara nel futuro più immediato. È evidente che gli acquirenti o hanno già valutato, anche in sede legale, la possibilità di ripartire e di riaccendere l’impianto, rimettendolo in funzione, oppure si tratta di un business che punta al mercato immobiliare urbanistico che rischia di rendere impossibile il costo della bonifica dell’area in caso di smantellamento, considerando quanto costerebbe l’eventuale esproprio o successiva acquisizione”.

“Governatore D’Alfonso e il sindaco Alessandrini la smettessero di prendere in giro i cittadini”, conclude il capogruppo FI, “oggi la Regione ha uno strumento per impedire la ripartenza del cementificio: insieme all’Arta non conceda l’autorizzazione integrata ambientale”.

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