Pescara, inchiesta Asl: la morte di Trotta “poteva essere evitata”

Il suicidio in carcere di Sabatino Trotta, dirigente del Dipartimento di Salute Mentale della Asl di Pescara, avvenuto l’8 aprile 2021 all’indomani dell’arresto per corruzione a seguito di un’indagine della Procura di Pescara su un appalto dell’Azienda Sanitaria, poteva essere evitato.

E’ la conclusione cui è giunto il sostituto procuratore di Vasto Michele Pecoraro, come si legge oggi su un articolo della stampa locale.

L’ipotesi di accusa nei confronti della direttrice del carcere di Vasto (Chieti), dove Trotta era stato rinchiuso dopo l’arresto avvenuto a Pescara il 7 aprile, “è di omicidio colposo per condotte omissive. La stessa accusa contestata all’agente coordinatore dello staff multidisciplinare di accoglienza e sostegno della polizia penitenziaria. Secondo il pm – si legge nell’articolo del quotidiano abruzzese uscito oggi – quel giorno nel carcere non sarebbe stato attuato il piano per la prevenzione delle condotte suicide predisposto dalla Asl. Furono omesse le procedure per cui al medico fu lasciato il laccio dei pantaloni della tuta, con il quale poi si impiccò, e non venne scoperto il quantitativo di cocaina che, come venne successivamente accertato, Trotta assunse prima di uccidersi”.

“I due indagati – si legge ancora – si difendono invece sostenendo di aver avuto una condotta rispettosa e condizionata dalle norme anti-covid. Adesso i legali avranno 20 giorni di tempo per presentare memorie o chiedere l’interrogatorio”.

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