Rigopiano, Matrone: “Tragedia di Stato dimenticata da tutti”

“Rigopiano è stato dimenticato. Da tutti”: è Giampaolo Matrone, superstite della catastrofe dell’Hotel Rigopiano, a denunciare ancora una volta “la latitanza delle istituzioni su questa tragedia di Stato”, costata la vita, il 18 gennaio 2017, a 29 persone, tra cui sua moglie Valentina.

“Su Rigopiano è tutto fermo – lamenta il trentaseienne pasticciere di Monterotondo, che nel resort di Farindola sepolto dalla valanga ha passato 62 lunghe e interminabili ore, uscendo vivo ma senza la compagna della sua vita e con gravi postumi invalidanti – E’ inconcepibile che in tre anni e mezzo lo Stato, che pure è chiamato in causa a più livelli su questa vicenda, non abbia dato una sola risposta ai familiari delle vittime e ai sopravvissuti”.

Matrone allude anche al risarcimento per la gamba e il braccio rimasti quasi inservibili e che non gli permettono più di svolgere la sua attività artigianale, né di tirare su, facendogli anche da mamma, la figlia Gaia di soli 9 anni.

Eppure, nel Decreto Semplificazioni varato dall’allora Governo Giallo-Verde nel febbraio del 2019 erano stati stanziati dieci milioni di euro per gli indennizzi, e lo scorso autunno Palazzo Chigi aveva istituito una commissione tecnica ad hoc, con il coinvolgimento dei sindaci dei comuni di residenza delle vittime, per individuare i destinatari di questi fondi. “Ma l’iter non si sblocca e finora non abbiamo ricevuto un centesimo” prosegue Matrone, “Dovremo arrivare al punto di incatenarci sotto qualche palazzo governativo per far valere i nostri diritti?”.

Il procedimento penale avanzava a rilento già prima,  “ma adesso con il lockdown per l’emergenza coronavirus si è proprio arenato tutto per mesi – prosegue Giampaolo Matrone – Siamo fermi all’udienza tenutasi il 31 gennaio e ci troviamo ancora nella fase di costituzione delle parti”. Il processo era stato rinviato al 27 marzo per l’udienza in cui si sarebbe finalmente dovuto iniziare a entrare nel merito, ma a causa della pandemia si è bloccato tutto. Un mese fa è stato notificato il nuovo rinvio al 10 luglio, ma resta un grosso punto di domanda “logistico” perché nell’aula del Tribunale di Pescara dove finora è stato celebrato il processo, e dov’è tuttora calendarizzata anche la prossima udienza, con tutte le parti coinvolte, allo stato sarebbe impossibile rispettare le norme di distanziamento sociale: tra imputati, 25, e parti civili, i soggetti che possono partecipare sono 139, a cui vanno aggiunti i rispettivi legali.

“Non so davvero se vedremo mai la luce in fondo al tunnel di questo processo e una sentenza – conclude amaro Matrone – Ritardi e omissioni sono stati alla base di questa immane sciagura e continuano a perseguitarci anche dopo”.

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